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img Call of Duty: Black Ops III
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Call of Duty: Black Ops III - provato alla Gamescom

Dopo aver esplorato le dinamiche della manipolazione mentale con il primo episodio e aver trasposto su schermo le conseguenze della sete di vendetta tra gli esseri umani nel secondo capitolo, Treyarch prosegue la saga di Black Ops coinvolgendoci in uno spietato conflitto tra robot dotati di Intelligenza Artificiale ed esseri umani tecnologicamente potenziati. Alla Gamescom abbiamo potuto testare in anteprima sia la modalità in singolo che la componente multigiocatore di Call of Duty: Black Ops III, e queste sono le nostre impressioni!
Anno 2025. Dopo gli eventi narrati in Black Ops II il mondo si trova a dover affrontare una nuova minaccia che spingerà la popolazione umana verso una nuova Guerra Fredda. Cambiamenti climatici, scarsità di risorse e nuove alleanze costringeranno gli Stati a stringere nuovi patti di cooperazione per sferrare imponenti offensive sulla terraferma vista l’ormai comprovata inefficacia dell’utilizzo dei soli droni. Le innovazioni tecnologiche verranno quindi impiegate non solo per sviluppare nuove armi ma soprattutto per creare eserciti robotici, potenziare i soldati umani e curare le loro menomazioni, così da poter contrastare l’avanzata a terra degli avversari. E’ questo il background attorno al quale si svilupperà la trama di Call of Duty: Black Ops III, terzo capitolo della saga sviluppata da Treyarch ambientato nel 2065 e primo a beneficiare dello sviluppo diretto sulle nuove console.

A fare gli onori di casa allo stand Activision della Gamescom è il producer del titolo Jason Blundell, che prosegue l’introduzione illustrandoci come le potenzialità delle nuove piattaforme abbiano permesso al team di sviluppo di superare i limiti del passato, raggiungendo un livello tecnico superiore ed inserendo alcune succose novità, come la già annunciata modalità cooperativa a quattro giocatori basata sul sistema DNI (Direct Neural Interface) che fornisce informazioni su nemici e campo di battaglia, permettendo inoltre ai 4 membri del team di rimanere sempre in contatto marcando la posizione di ogni nemico individuato, e l’introduzione della “Safe House”, una base sicura nella quale personalizzare e potenziare sia esteticamente che militarmente il nostro alter ego, ma non solo. Qui infatti potremo anche gestire le abilità e i vari potenziamenti cibernetici sbloccati selezionando quelli più adatti tra attivi e passivi, esaminare e rivedere eventuali documentazioni raccolte durante le missioni e sfruttare il sistema di training per addestrarci o mettere alla prova una nuova arma o una abilità specifica.

La dimostrazione vera e propria prende il via con un video di gameplay ambientato a Singapore in un cupo scenario post-apocalittico. I contatti con la città devastata si sono interrotti senza motivo ed è quindi compito della squadra recarsi in zona per scoprire cosa sia successo, in una missione ambientata di notte durante un violento temporale. Le scene mostrate focalizzano l’attenzione sulle fasi finali della stessa, con la squadra impegnata a farsi largo tra i nemici per raggiungere il punto di raccolta. Singapore è una città devastata e i soldati devono quindi superare numerosi cumuli di macerie tra i quali si nascondono numerose minacce celate nell’ombra. Solo sfruttando a dovere l’innovativo sistema DNI sarà possibile portare a casa la pelle. Ogni soldato della squadra vede e sente tutto quello che accadde ai compagni , ogni nemico individuato viene segnalato a tutti sulla mini-mappa e nel caso qualcuno dovesse rimanere a terra i compagni potranno soccorrerlo, permettendogli di tornare in battaglia. L’interfaccia a video fornisce inoltre continue informazioni che permettono alla squadra di raggiungere, dopo alcuni furiosi scontri a fuoco, la destinazione e a noi di passare alla fase successiva, ambientata al Cairo. L’obiettivo è quello di difendere la base chiamata Ramses Station dall’attacco nemico e, senza farmelo ripetere due volte, indosso le cuffie per buttarmi nella mischia in compagnia di altri due “colleghi” stranieri e di uno degli sviluppatori, che ci farà da guida.

Una volta avviata la missione ci ritroviamo subito in mezzo alla battaglia, all’interno di quello che sembra essere un classico mercato medio-orientale completamente distrutto dal conflitto. Dalla parte opposta dello scenario avanzano senza sosta le truppe avversarie che annoverano esseri umani, cyborg e piccoli droni di varia natura che non esitano un secondo ad aprire il fuoco sulla nostra squadra. Seguendo le indicazioni degli sviluppatori inizio a farmi strada tra i mezzi nemici sfruttando un nuovo prototipo di arma con proiettili che, oltre a ferire all’impatto, possono anche essere fatti detonare a comando con la semplice pressione della levetta destra per creare devastanti sequenze. Dopo aver fatto piazza pulita dei nemici più vicini decido di passare al fucile d’assalto attivando al contempo il sistema DNI, così da tracciare i nemici in arrivo e la posizione dei miei compagni. Proprio mentre inizio a farmi un idea delle dimensioni dell’area e della disposizione dei soldati sul terreno di scontro il mio riparo decide di tradirmi lasciandomi in balia del fuoco avversario. Uno scatto seguito da una corsa su parete da atleta di parkour mi permette di sfuggire a morte certa e mi ritrovo proprio di fianco ad uno dei miei compagni appena caduto sul terreno di battaglia. Con la pressione di uno dei tasti frontali lo rimetto in piedi e, sfruttando un riparo molto più solido del precedente, inizio a dare un’occhiata alle abilità in mio possesso attraverso l’apposito menu in-game, raggiungibile con una semplice pressioni del d-pad.

Il ventaglio di possibilità offre sei diverse abilità attive da utilizzare premendo contemporaneamente i tasti dorsali, che permettono per esempio di immobilizzare gli avversari robotici o dotati di innesti cibernetici, di prenderne temporaneamente il controllo o di indebolire il loro punti di giuntura; e sei passive che consentono di variare i bonus a disposizione del giocatore migliorandone la velocità , la mira e così via. Torno in battaglia e spendo qualche minuto a testare le varie opzioni a mia disposizione, che si rivelano tutte ben caratterizzate e utili in occasioni particolari. La sensazione è quindi quella che per trionfare sarà necessario variare spesso la propria configurazione per adattarsi alle situazioni, coordinandosi se possibile con i propri compagni. E proprio mentre io e miei compagni stavamo iniziando a collaborare uno spiacevole inconveniente tecnico ha posto fine alla nostra prova in singolo, costringendoci a lasciare la sala per passare nella stanza adiacente dove erano state allestite per noi delle comode postazioni sulle quali testare le modalità multigiocatore competitive insieme ad altri fortunati presenti.

Nei minuti seguenti abbiamo quindi potuto giocare tre diverse modalità (sicuramente familiari ai fan della serie e già mostrate in alcuni video disponibili in rete) su tre diverse mappe. La prima, chiamata Kill Confirmed, è un classico deathmatch a squadre a tempo nella quale oltre ad ottenere un punto per le uccisioni è possibile guadagnare punti extra raccogliendo le piastrine lasciate sul campo dai malcapitati avversari. Allo stesso modo è necessario fare tutto il possibile per recuperare quelle lasciate sul campo di battaglia dai membri nel nostro team, così da rendere la vita più difficile agli avversari. La seconda, denominata Hardpoint, prevede l’occupazione di alcuni punti specifici della mappa che variano durante il match e che devono essere conquistati o sottratti alla squadra avversaria. Più tempo riusciamo a controllarli e più punti guadagna la squadra, con un target da raggiungere di 175 punti. L’ultima modalità, Domination, prevede invece la conquista di tre zone fisse sulla mappa con modalità simili a quelle della modalità Hardpoint. In questo caso il punteggio da raggiungere per vincere è di 130 punti e la partita si divide in due match distinti scanditi dal raggiungimento dei primi 65 punti da parte di una delle due squadre. Prima di accedere ad ogni modalità è possibile selezionare il proprio personaggio tra quelli disponibili, denominati Specialisti, e personalizzare al meglio l’equipaggiamento e i perks a nostra disposizione. Gli slot a disposizione per armi, accessori e potenziamenti sono limitati quindi è necessario scegliere con attenzione il proprio equipaggiamento tra le moltissime opzioni offerte dal gioco. Ogni Specialista dispone inoltre di una abilità personale che si carica durante i match, da utilizzare come nella modalità in singolo con la pressione simultanea dei tasti dorsali. Personalmente ho potuto testare la classica abilità con arma super-distruttiva e una con scarica di energia sul terreno capace di uccidere tutti gli avversari nella zona colpita ed entrambe si sono dimostrate utili, se usate al momento giusto.

MX Video - Call of Duty: Black Ops III


Pad alla mano, tutte e tre le modalità multigiocatore disponibili si sono rivelate frenetiche e divertenti, con testa a testa serrati e scontri appassionanti. Il level design delle ambientazioni permette di architettare strategie di squadra coinvolgenti e le capacità atletiche potenziate dei personaggi aggiungono un maggiore dinamismo all’azione. Ogni scontro è un tripudio di esplosioni, proiettili che fischiano e conferme di uccisioni, che si conclude con un classico riepilogo delle statistiche di squadra e dei singoli con relativa assegnazione delle medaglie guadagnate in azione. Il sistema di controllo si è rivelato preciso sia in questa modalità che in quella single player, anche se sono necessari diversi minuti per padroneggiare da zero l’intera mappatura del pad che sfrutta praticamente ogni tasto a disposizione. Tecnicamente il gioco si è dimostrato di ottimo livello in ogni situazione, privilegiando la fluidità nei match competitivi e regalando scorci magnifici nelle sezioni in singolo. Una menzione particolare è d’obbligo per il design di personaggi e ambientazioni che, sia nelle missioni della campagna che nei match a squadre si è dimostrato vario ed ispirato. Si passa senza difficoltà dal buio di Singapore, con le sue insidiose rovine spazzate da vento e pioggia ad ambientazioni più aperte come il Cairo, ricche di ripari e punti sopraelevati. Nel primo caso abbiamo potuto apprezzare l’ottima resa del sistema di illuminazione mentre alla luce del sole a farla da padrone sono stati gli effetti particellari derivanti dalle esplosioni e dal continuo sollevarsi di fastidiose nuvole di sabbia. Davvero gradevole la resa a video dell’interfaccia DNI che, una volta attivata, trasmette in modo realistico la sensazione di trovarsi connessi ad un sistema di gestione tattica futuristico .

In conclusione sembra quindi che Call of Duty: Black Ops III potrà essere tranquillamente in grado di bissare il successo dei suoi predecessori, puntando addirittura a qualcosa di più. Tecnicamente il titolo di Treyarch si è dimostrato all’altezza delle aspettative e la modalità multiplayer regala come al solito continue emozioni dimostrandosi uno dei punti di forza del gioco. L’aggiunta della modalità in co-op per la campagna principale e una trama leggermente più profonda rispetto al passato potrebbero contribuire a rafforzare quello che è, a conti fatti, il vero punto debole della serie. Purtroppo la mia prova effettiva è durata solo pochi minuti ed è quindi difficile dare un giudizio più specifico anche su questo aspetto, ma l’impressione è che la giocabilità potrà beneficiare di una rinnovata varietà e di una maggiore profondità tattica, soprattutto se giocata in compagnia. Se anche la storia portante saprà fare un salto di qualità, il 6 novembre potremmo ritrovarci tra le mani un episodio capace di regalare grandi emozioni in ogni modalità. Continuate seguirci per non perdere nessuna news, in attesa della nostra immancabile recensione!

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L'autore

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Classe 1985 e cresciuto a pane, Commodore e Amiga, nel 1991 riceve il suo primo NES e da allora niente è più lo stesso. Attraversa tutte le generazioni di console tra platform, GDR, giochi di guida e FPS fino al 2004, quando approda su Xbox. Ancora oggi, a distanza di anni, vive consumato da questo sentimento dividendosi tra famiglia, lavoro, videogiochi, corsa, cinema e serie TV, nell’attesa che qualcuno scopra come rallentare il tempo per permettergli di dormire almeno un paio d’ore per notte.

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