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img Aliens: Colonial Marines
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Recensione - Aliens: Colonial MarinesXbox 360Game

Dopo lunghi anni di attese, rinvii e ritardi di ogni genere, finalmente i fan di una delle saghe fantascientifiche più famose di sempre possono calarsi nelle ansiolitiche atmosfere dell’universo Aliens con Aliens: Colonial Marines, titolo sviluppato da Gearbox per Sega, che si propone come diretto seguito del film “Aliens: scontro finale”. Sarà valsa la pena attendere tutti questi anni per mettere le mani sul titolo? Scopriamolo assieme.

Il Gioco

Nel corso di questa nuova avventura in compagnia degli alieni più terrificanti del mondo della fantascienza, vestiamo i panni del caporale Winter, Marine Coloniale inviato assieme alla propria squadra a rispondere ad una richiesta di soccorso proveniente dalla USS Sulaco, nave da battaglia operante nei pressi del satellite LV-426. Come lecito aspettarsi la missione si rivelerà estremamente ostica sin dalle prime battute, con il nostro manipolo di soldati ad imbattersi in un’estesa infezione xenomorfa già sulla Sulaco ed, in seguito ad una serie di eventi che non rivelerò, ad affrontare le letali creature dal sangue acido sulla superficie di LV-426, planetoide colonizzato dalla corporazione della Weyland-Yutani con il preciso scopo di studiare l’aggressiva razza aliena per crearne un arma biologica.

Non spenderò troppo parole nella descrizione del gameplay di Aliens: Colonial Marines visto che è quello dei più classici sparatutto in prima persona e non introduce particolari novità ai più tradizionali schemi utilizzati per tali games. I nostri soldati hanno a loro disposizione diversi slot di inventario per armi principali, armi secondarie e granate, oltre che la possibilità di attivare in qualsiasi momento il rilevatore di movimento (chicca ripresa direttamente dal film) col quale scansionare l’area circostante alla ricerca di ostili ed un utile torcia elettrica per illuminare le aree più buie. L’arsenale potrà, mano a mano che il gioco procede ed il nostro soldato guadagna esperienze, essere potenziato con diversi power-up volti a migliorare la precisione dei nostri colpi, la capacità dei caricatori eccetera. Apprezzabile anche la possibilità, in alcuni specifici punti della campagna, di posizionare delle torrette fisse automatiche che offrono un potente fuoco di sbarramento contro i repellenti nemici alieni.

Amore

Uniti contro gli xeno

- Apprezzabile, anche se non completamente immune a critiche, il comparto multiplayer di Aliens: Colonial Marines, che offre una serie di modalità competitive che vedono opporsi squadre composte da xenomorfi contro marines coloniali. Vestendo i viscidi panni alieni abbiamo la possibilità di scegliere tra diverse classi di combattenti, ognuna con le proprie specifiche abilità e attacchi, mentre i marines possono scegliere il tipo di armamenti da portare in battaglia, naturalmente dopo averli sbloccati avanzando in livello d’esperienza. Il multi risulta abbastanza piacevole anche se non assuefante: ho trovato le mappe di gioco un po’ troppo anguste e visivamente monotone, ma tuttavia si riesce a ricavarci qualche buona ora di sano divertimento. Molto apprezzata anche la fase cooperativa, che ci vede intraprendere le missioni della campagna assieme ad altri tre amici. Il codice appare abbastanza solido per quanto concerne il lag. Peccato per un matchmaking a volte un po’ lento e per qualche disconnessione di troppo.

Vengono fuori dalle fottute pareti!

- Indubbiamente i punti di maggior forza, purtroppo oserei dire gli unici, di Aliens: Colonial Marines risiedono nel carisma intrinseco di cui la serie gode e nel fascino delle temibili creature aliene nate dalle matite di H.R. Giger, con il loro peculiare ciclo di riproduzione, la loro aggressività, le singolari classi che ne compongono la specie, oltre che nelle ambientazioni cupe e claustrofobiche e nelle numerose citazioni alla pellicola originale, che erano certo auspicabili essendo il gioco un diretto seguito del secondo Aliens. L’idea di scendere in battaglia contro una delle forme di vita più aggressive, belligeranti e pericolose della galassia dovrebbe innalzare i livelli adrenalinici dei fan della saga oltre i livelli di guardia, che si potrebbero aspettare scontri al cardiopalma con esseri “tostissimi” che sbuchino da ogni dove per farci la pelle. Purtroppo però...

Odio

Razza dominante?

- ...purtroppo però, gli xeno rappresentati in questo titolo tutto sono tranne che coriacei e difficili da abbattere. Questa è stata sicuramente la delusione più grande, il fastidio più grosso che ho provato mentre incedevo attraverso gli undici livelli che compongono la campagna. Gli alieni son davvero troppo facili da eliminare ed un paio di raffiche di fucile ad impulsi sono più che sufficienti per farli crollare a terra esanimi. Le stesse tattiche da loro utilizzate per sopraffare il nemico sono risibili: lo scontro frontale sembra essere la loro unica strategia, e considerando che solo alcune classi di xeno possono colpire dalla distanza con sputi di acido, appare evidente che raramente essi riescano a raggiungere una distanza tale da impegnarci in uno scontro corpo a corpo che li vedrebbe in vantaggio. Mi sarei aspettato un level design che facesse leva sulla comparsa degli alieni da ogni direzione, dai condotti dell’aria, dalle intercapedini delle pareti, situazioni che generassero quella tensione causata dal non sapere da dove il prossimo assalto possa arrivare, dall’idea di poter essere soverchiati in qualsiasi momento da una moltitudine di nemici. Invece nulla di tutto ciò, purtroppo. Per assurdo ho trovato molto più difficoltosi ed impegnativi gli scontri con i mercenari della Weyland, se non altro per il fatto che essi possono attaccare dalla distanza.

Il terrore corre sui pixel

- Aspetto spaventoso ed angosciante di Aliens: Colonial Marines è invece costituito dalla veste grafica. Lo sviluppo travagliato del titolo ed il tempo di produzione così lungo ha giocato senz’altro un ruolo fondamentale per il risultato finale, che eufemisticamente definirei come “non brillante”. La sensazione generale è di trovarsi tra le mani ad un gioco molto datato, una generazione dietro agli attuali FPS. Un impatto visivo davvero imbarazzante, sia per quanto riguarda i modelli poligonali di marines e xenomorfi e le loro animazioni, sia per quanto concerne il dettaglio generale, la definizione delle texture, gli eccessivi aliasing e tearing, le compenetrazioni poligonali. Stesso verdetto anche analizzando le cut-scene alle quali si assiste tra un livello e l’altro, che oltre alla già citata bassissima qualità grafica offrono anche una pessima sincronizzazione audio\video. Ad aggravare ulteriormente il quadro, l’eccessiva ripetitività degli ambienti ed il loro scarso appeal.

Il seguito di un mito?

- Ok. I fan a questo punti saranno sicuramente delusi per una così fiacca trasposizione di un vero mito della cinematografia e per scelte di gameplay discutibili. Se pensassero però di rifarsi quantomeno grazie ad una trama coinvolgente, avvincente ed appagante, temo che stiano per ricevere un’altra tegola sulla testa. Purtroppo anche sotto questo aspetto il titolo non decolla. La trama è debole, scontata, priva di colpi di scena e di pathos e si dipana stancamente dalla prima missione fina all’ultima, scioccante scena. Uno dei finali peggiori a cui mi sia mai capitato di assistere in un videogame. Non si riesce ad instaurare un legame emotivo con gli attori sullo schermo, non si riesce ad “affezionarsi” ad essi, finendo di conseguenza per avanzare livello dopo livello privi di un qualsiasi scossone emozionale.

Tiriamo le somme

A quanto pare il brand di Aliens mal si presta alle riproposizioni ludiche: dopo lo scarso Aliens vs Predator, gli appassionati sembrano dover fare i conti con un’altra grande occasione sprecata. Aliens: Colonial Marines è un gioco insoddisfacente sotto molti, troppi aspetti, che manca completamente di mordente e certo non rende giustizia ad una pietra miliare della cinematografia sci-fi. Un titolo che potrebbe essere apprezzato dai fan più sfegatati a patto che chiudano entrambi gli occhi di fronte ad un aspetto estetico non all’altezza e ad una trama scialba e poco avvincente.
5.5

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