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The Spectrum Retreat

Recensione - The Spectrum RetreatXbox One DigitalGame

Dopo aver vinto un premio BAFTA con il prototipo del gioco, lo sviluppatore indipendente Dan Smith ci propone ora la sua originale avventura-rompicapo in prima persona The Spectrum Retreat; siete pronti ad entrare nel Penrose Hotel? Scoprite cosa vi aspetta.

Il Gioco

Come spesso accade con le avventure-puzzle in prima persona (i giochi alla Portal, per intenderci), The Spectrum Retreat ci getta immediatamente nel mondo di gioco senza darci molte spiegazioni, lasciando che siano l'ambiente stesso ed eventuali personaggi a rivelare un po' alla volta la storia mentre avanziamo di enigma in enigma. Ed in questo caso il mondo del gioco è interamente racchiuso nelle mura del Penrose Hotel, un edificio in stile art déco nel quale ci svegliamo all'inizio dell'avventura; non si tratta però però di un normale hotel, e scoprirete presto che non è neanche un luogo reale. Il Penrose è infatti una simulazione nella quale siamo stati rinchiusi per motivi inizialmente ignoti, ma che diverranno sempre più chiari nel corso dell'avventura; il luogo è praticamente deserto, non v'è traccia di ospiti e le uniche presenze sono quelle del personale di servizio rappresentato da automi senza volto, che si rivolgeranno a noi per invitarci a fare colazione o mentre visitiamo le varie stanze dell'hotel.

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Poco dopo il nostro risveglio veniamo contattati, tramite uno strano telefono-terminale di forma discoidale, da una donna connessasi alla simulazione dall'esterno, probabilmente un'operatrice del sistema: lei stessa non sa il motivo per cui siamo rinchiusi lì dentro, ma vuole aiutarci ad uscirne e ci spiega (con dialoghi in inglese sottotitolati in italiano) che l'unico modo per farlo è rimuovere uno dopo l'altro tutti i blocchi di sicurezza dell'hotel, uno per ogni piano della struttura. Per rimuovere questi blocchi dovremo hackerare le relative strutture di sicurezza, risolvendo gli enigmi presenti in gruppi di 8-10 stanze. Nel corso della nostra esplorazione incontriamo però anche elementi provenienti dal mondo reale, sprazzi di memorie che un po' alla volta ci aiuteranno a ricordare un tragico passato fino a comprendere come mai siamo finiti lì dentro.

L'hotel, quindi, non è altro che un hub che esploriamo per accedere a questi gruppi di livelli-puzzle: dopo aver completato quelli di un piano dobbiamo tornare alla nostra camera da letto per "resettare" la giornata prima che le routine della simulazione si accorgano che abbiamo modificato qualcosa, per poi passare agli enigmi del piano successivo. Mentre i locali dell'hotel sono arredati come ci aspetteremmo da un luogo di quel tipo, una volta entrati nelle aree con gli enigmi (protette da porte con un tastierino numerico la cui combinazione dovremo prima reperire esplorando l'ambiente) ci ritroviamo ad esplorare aree molto più spoglie ed asettiche, dominate da cubi e barriere energetiche di diversi colori: bianche, rosse, verdi, blu.

MX Video - The Spectrum Retreat

E sono proprio i colori l'elemento alla base del gameplay di The Spectrum Retreat. Il dispositivo circolare di cui siamo in possesso può infatti "assorbire" il colore presente nei cubi restituendo in cambio quello posseduto in un certo momento: se il dispositivo ha assorbito il colore rosso e lo puntiamo ad esempio su un cubo verde, il dispositivo diverrà verde mentre il cubo diventerà rosso. Il ruolo delle barriere energetiche è invece molto semplice: consentono il nostro passaggio solo se abbiamo assorbito il loro stesso colore. E proprio come in Portal, lo scopo di ogni livello è quello di arrivare alla porta d'uscita che ci condurrà al livello successivo o, qualora siamo nell'ultimo livello di un piano, all'uscita della serie di enigmi per tornare all'hotel e procedere verso il piano successivo.

Ovviamente in ogni livello tra noi ed il punto d'uscita si frapporranno numerose barriere che dovremo capire come superare: se all'inizio è piuttosto semplice individuare i blocchi del giusto colore da assorbire per attraversare le barriere, più si va avanti e più gli enigmi diventano contorti, richiedendoci di eseguire numerosi passaggi per "portare" specifici colori fuori da delle stanze attraverso barriere di colore diverso, con nuovi elementi di gameplay che si aggiungono man mano che saliamo nei piani dell'hotel: passerelle energetiche che possiamo attraversare solo se abbiamo un colore diverso, pannelli di teletrasporto sui quali possiamo materializzarci solo se abbiamo il loro stesso colore, pedane che spostano la gravità dell'area verso le pareti cambiando completamente la prospettiva del livello e blocchi colorati che, quando li tocchiamo con un altro colore, lo annullano ridiventando del colore originale, di fatto facendo sparire il colore che avevamo precedentemente assorbito.

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E non è neanche infrequente incontrare vicoli ciechi che non ci permettono di proseguire (ad esempio perché abbiamo "perso" un colore necessario al completamento del livello o perché siamo rimasti inavvertitamente chiusi in una stanza con un portale di un colore che non abbiamo più); in questi casi l'unica è riavviare l'enigma corrente dal menu di pausa. Ma, seppur impegnativi, gli enigmi propostici non sono mai impossibili (non è The Witness, per intenderci), e con un po' d'impegno e deduzione logica riuscirete sempre ad arrivare alla fine con buone soddisfazioni.

Arrivare alla fine della storia vi terrà occupati per circa sei ore, una buona durata per il prezzo economico al quale il gioco è proposto; il raggiungimento dei titoli di coda rappresenta anche la fine dell'esperienza visto che, rigiocandolo, il tutto si riproporrà in maniera identica ed anche molto più breve dato che ormai conoscete la risoluzione degli enigmi. Unica variante una scelta che dovrete compiere alla fine del gioco, ma che cambierà solo gli ultimissimi secondi della storia.

Amore

Enigmi originali e soddisfacenti

- Di puzzle games sia classici che con visuale in prima persona se ne sono ormai visti molti, inclusi quelli che impiegano i colori come meccanica principale del gameplay. Nonostante ciò, The Spectrum Retreat riesce nell'intento di proporci degli enigmi originali, mai visti prima, ed al contempo molto coinvolgenti e soddisfacenti. Non si rischia mai di rimanere bloccati troppo a lungo: quando non si sa come procedere basta fare qualche giro extra per il livello rianalizzandone tutti gli elementi, finché non ci si accende la proverbiale lampadina. Ecco, quelli sono i momenti di maggior soddisfazione nel titolo di Dan Smith, presenti fortunatamente in buona quantità.

Stile artistico

- Anche se non troppo originale, molto buono anche lo stile artistico art déco delle ambientazioni, che ci immerge in un ambiente al contempo asettico ma ben curato. Il tutto con un'eccellente resa grafica, anche se non manca qualche problema prestazionale con tering e micro-scatti, anche sulle console più potenti.

Odio

Narrazione

- The Spectrum Retreat è un puzzle game narrativo, ma mentre la parte puzzle riesce a convincere appieno, molto meno incisivo risulta essere lo storytelling, che utilizza solo la voce della donna che ogni tanto ci contatta e documenti sparsi qua e là per narrarci una storia che, in fin dei conti, non è neanche tanto coinvolgente o interessante. A questo aggiungiamo il fatto che le ambientazioni sono completamente deserte e che gli automi che popolano l'hotel sono perennemente immobili (si muovono solo quando non li vediamo, scelta che ha evitato allo sviluppatore di svilupparne le animazioni), per completare un quadro poco soddisfacente sul fronte narrativo.

Si poteva fare di più

- Vista la pochezza narrativa, si poteva sicuramente fare di più per sostenere gli ottimi enigmi con modalità aggiuntive come classifiche di speedrun, modalità alternative e così via. Invece non è neanche possibile rigiocare i singoli livelli se non ricominciando da capo l'intera partita. Peccato.

Tiriamo le somme

Dan Smith ha dimostrato di avere ottime idee per la creazione di enigmi intriganti e remunerativi in termini di soddisfazione per il giocatore, ma non è riuscito altrettanto bene a creare una struttura narrativa che sorreggesse il tutto, con tempi morti e ambienti deserti tra una serie e l'altra di enigmi. The Spectrum Retreat rimane comunque un buon puzzle game in prima persona, con ottimi enigmi e che meriterebbe di essere provato da tutti gli amanti dei giochi "alla Portal", soprattutto al prezzo basso a cui è proposto.
8.0

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L'autore

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Classe '72, dall'animo geek e appassionato da sempre di videogiochi e informatica, nel 2002 è cofondatore di MX. Il sito parte per gioco ma diventa una parte sempre più importante della sua vita insieme a lavoro, famiglia e troppi altri interessi: questo lo costringe a rimandare continuamente i suoi piani di dominio sul mondo.

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Commenti

i Le recensioni di MX esprimono il punto di vista degli autori sui titoli provati: nelle sezioni "Amore" ed "Odio" sono elencati gli aspetti positivi e negativi più rilevanti riscontrati nella prova del gioco, mentre il voto ed il commento conclusivo rispecchiano il giudizio complessivo del redattore sul titolo. Sono benvenuti i commenti e le discussioni tra chi è d'accordo o in disaccordo con tali giudizi, ma vi chiediamo di prendere atto del fatto che si tratta di valutazioni che non hanno pretesa di obiettività nè vogliono risultare vere per qualsiasi giocatore. La giusta chiave di lettura per le nostre recensioni sta nel comprendere le motivazioni alla base dei singoli giudizi e capire se possano essere applicate anche ai vostri gusti personali.
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