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It Takes Two
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Recensione - It Takes TwoXbox OneGame

Dopo aver convinto critica e pubblico con A Way Out, gli svedesi Hazelight Studios tornano sotto i riflettori con il nuovo titolo cooperativo It Takes Two, ambientato stavolta nel mondo in miniatura scaturito dalla fantasia di una bambina. Riusciranno le avventure dei coniugi Goodwin ad eguagliare, o addirittura superare, i risultati raggiunti dal titolo precedente? Scopritelo nella nostra recensione.
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Il Gioco

It Takes Two è un’avventura in terza persona che mette i giocatori nei panni di una coppia come tante. Amy e Cody, questi i nomi dei protagonisti del nuovo gioco sviluppato dalla software house guidata dall’esuberante Josef Fares, sono infatti la perfetta rappresentazione della famiglia tradizionale. Hanno dei lavori rispettabili, una bella casa con giardino e una figlia meravigliosa, Rose. Qualcosa nel loro rapporto ha però smesso di funzionare. Non per un motivo preciso sia chiaro, ma semplicemente perché il tempo, lo stress e le difficoltà di tutti i giorni hanno inesorabilmente logorato la loro relazione. L’amore ha lasciato il posto alle incomprensioni e la complicità è stata soppiantata da tante, troppe, discussioni. Una situazione divenuta oramai insostenibile e che, apparentemente, offre ai due una sola via di uscita: il divorzio. May e Cody non hanno dubbi. Questa è l’unica soluzione, sia per ritrovare un po’ di serenità sia per evitare di rendere ancora più complicata la vita alla loro giovane figlia.

MX Video - It Takes Two

Dopo l’ennesimo litigio, che a loro insaputa si consuma proprio sotto gli occhi di Rose, i due protagonisti decidono quindi di metterla al corrente della situazione. La piccola, chiaramente in difficoltà nel comprendere perché i suoi genitori non vogliano più essere amici e spinta dalla “purezza” tipica dei bambini, non si rassegna e cerca di insegnargli come rimettere a posto le cose con l’aiuto del “Libro dell’Amore” scritto dal Dr. Hakim. O meglio, cerca di insegnarlo a una bambola di argilla e a una bambola di legno, che nelle sue fantasie rappresentano rispettivamente il suo papà e la sua mamma. Nel farlo si commuove, e quando le sue lacrime finiscono sulla bambole, succede qualcosa. May e Cody si trovano letteralmente catapultati nelle loro versioni in miniatura e per tornare nei propri corpi dovranno affrontare un lungo ed incredibile viaggio sotto la guida proprio del Dr. Hakim. Sarà infatti una versione animata del suo manoscritto, basata sulle movenze di Fares, ad accompagnare i due protagonisti e a spronarli a collaborare per ritrovare la scintilla dalla quale era nata la loro relazione.

E’ da queste originali premesse che prende il via It Takes Two, che come da tradizione dei titoli sviluppati da Hazelight Studios può essere giocato solo in modalità cooperativa, locale o online, e con lo schermo diviso in due. L’intera avventura si basa infatti sulla collaborazione costante tra i protagonisti, ognuno dei quali può sfruttare poteri e abilità diversi in base alla situazione. Mentre affrontano i 7 capitoli dei quali si compone la storia, i giocatori non esplorano solo alcuni degli ambienti interni o esterni della casa, ma rivivono anche tutte le tappe fondamentali del rapporto tra May e Cody. In perfetto stile “Fares”,questa peculiarità non rimane però vincolata solo alla componente narrativa e, anzi, influenza profondamente anche la struttura del gameplay. Inizialmente i due protagonisti possono infatti contare solo su abilità basilari, che gli consentono di correre, di saltare, di arrampicarsi, di usare un rampino e di “grindare” su classiche rotaie. Ben presto però, i futuri ex-coniugi avranno la possibilità di sfruttare capacità decisamente più interessanti e originali, tutte collegate a doppio filo l’una con l’altra. Ecco dunque che nelle fasi iniziali Cody potrà lanciare dei chiodi, ai quali May potrà aggrapparsi utilizzando la testa di un martello. Quest’ultima potrà poi essere utilizzata per rompere oggetti o sollevare piattaforme, che Cody potrà a sua volta bloccare utilizzando i chiodi a disposizione per creare nuovi percorsi.

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Fino a qui nulla di inedito insomma, almeno per un gioco cooperativo. Ma allora cosa rende It Takes Two davvero unico? E’ presto detto. L’esempio riportato qui sopra si riferisce alle primissime fasi del gioco e si esaurisce nell’arco di pochi minuti, lasciando il posto a nuove meccaniche e nuove abilità che non andranno ad accumularsi come capita in altri titoli simili, ma che si avvicenderanno progressivamente in una sorta di “staffetta”. Nel corso delle 12/15 ore necessarie per raggiungere l’epilogo, i giocatori si ritrovano infatti a dover familiarizzare con un numero spropositato di meccaniche diverse, che vanno dall’utilizzo combinato di armi “stravaganti” al maneggiare parti di magneti con polarità inverse, passando per sezioni nelle quali uno dei protagonisti deve modificare continuamente le proprie dimensioni mentre l’altro può sfruttare delle speciali scarpe gravitazionali o per intermezzi dal sapore marcatamente fantasy, nei quali i due protagonisti devono imparare a combinare dei poteri magici appena acquisti per fuggire dalle prigioni del castello nel quale sono stati imprigionati con l’accusa di tentato regicidio (si, avete letto bene).

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Quando nemmeno le continue variazioni sul tema bastano, It Takes Two si spinge oltre e butta sul piatto dei repentini cambi di genere, tutti perfettamente contestualizzati all’interno dell’avventura. La sezione fantasy della quale vi ho appena parlato, per esempio, abbandona senza remore la visuale standard del titolo per passare a una visuale isometrica in stile Torchlight, mentre in altre occasioni si passa senza soluzione di continuità dal platform in 3D al picchiaduro bidimensionale, concedendosi nel frattempo una breve digressione per un combattimento aereo contro uno squadrone di scoiattoli da guerra (e si, anche qui avete letto bene). Nel complesso, il numero di possibilità offerte ai giocatori tra trovate di gameplay, citazioni e strizzatine d’occhio ai grandi capolavori del passato è davvero smisurato, tanto che potrei stare ore a descriverci minuziosamente ogni singola trovata. Data la particolare natura del titolo, si tratterebbe però di veri e propri “spoiler”, quindi lascerò a voi il piacere di scoprire fin dove si è spinto il team di sviluppo capitanato da Josef Fares per dare forma alla propria creazione.

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A rendere l’intera esperienza ancora più varia ci pensano gli oltre 35 livelli presenti nel gioco, tutti perfettamente caratterizzati e che propongono sia sezioni più lineari, alcune delle quali impreziosite da vere e proprie boss-fight, sia ambientazioni aperte dove dare sfogo alla propria voglia di esplorazione in cerca di tocchi di classe, di easter-egg e, soprattutto, di uno dei 25 diversi minigiochi 1vs1 che gli sviluppatori hanno inserito nel titolo. Queste attività opzionali rappresentano le uniche vere “deviazioni” dal tema principale presente in It Takes Two, con i due protagonisti impegnati a sfidarsi uno contro l’altro piuttosto che a collaborare per raggiungere un obiettivo come. Anche in questo caso di tratta però sempre di sfide “amichevoli”, pensate soprattutto per cementare il rapporto tra i protagonisti e per offrire ai giocatori delle opportunità di divertimento extra, sia durante l’avventura sia una volta raggiunti i titoli di coda. Tutti i minigiochi scoperti, tra cui vale sicuramente la pena di citare gli scacchi e le gare con le macchinine radiocomandate, possono infatti essere avviati direttamente anche dal menù iniziale e tengono traccia dei risultati pregressi, così da permettere al titolo di rivestire anche l’insolito ruolo del party game con cui passare qualche ora spensierata.

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Per tradurre in realtà la visione alla base di It Takes Two, Hazelight Studios si è affidata nuovamente al motore grafico Unreal Engine, che si è rivelato anche in questa occasione estremamente flessibile e in grado di garantire al titolo un’elevata qualità grafica senza rinunciare ai 60 fps su entrambe le piattaforme utilizzate per la nostra prova, ovvero Xbox Series X e Xbox Series S. L’unica vera differenza tra le due versioni è ovviamente la risoluzione, che passa dai 4K raggiungibili sull’ammiraglia di casa Xbox ai 1080p proposti dalla sua “sorella minore”. Presente anche il pieno supporto alla tecnologia HDR, così come le ottimizzazioni specifiche per l’hardware di ultima generazione, inclusi tempi di caricamento praticamente nulli. Per quanto riguarda il comparto sonoro, It Takes Two propone invece un mix di brani originali e tracce famose, accompagnato da un doppiaggio in lingua inglese di buona qualità e dalla completa localizzazione in lingua italiana di parti scritte e sottotitoli.

Amore

Sorprendente dall’inizio alla fine

- Uno dei punti di forza di It Takes Two è senza ombra di dubbio la sua capacità di mantenere sempre alto l’interesse del giocatore grazie alla costante introduzione di nuove meccaniche e alla profonda interconnessione presente tra le vicende narrate a schermo e il gameplay (sul quale ci concentreremo meglio tra poco). E’ la somma di questi due elementi a rendere unica l’avventura di May e Cody, che non rinuncia mai a stupire il giocatore con una nuova trovata o a strappargli una risata con una gag improvvisa, nemmeno nelle fasi più avanzate. Si tratta di un risultato davvero incredibile, soprattutto se si tengono in considerazione la longevità, quasi doppia rispetto al gioco precedente, e la rigiocabilità, da sempre uno dei punti deboli del genere. It Takes Two, proprio in funzione della sua particolare natura, offre infatti stimoli a sufficienza per almeno due run, così da poter vivere le vicende dal punto di vista di entrambi i protagonisti senza correre il rischio di annoiarsi.

Gameplay unico

- Sarò molto diretto: a oggi, non esiste un altro gioco come It Takes Two e, azzardo, non ne esisterà un altro fino a quando Hazelight Studios non pubblicherà qualcosa di nuovo (e anche in questo caso non ci sono certezze granitiche). Alla base di tutto c’è un sistema semplice e che, oggettivamente, non inventa nulla. Nel gioco, così come in tanti altri titoli cooperativi, bisogna fare tutto in due, in modo coordinato o alternato, dandosi consigli e cercando insieme le soluzioni agli enigmi presenti nei vari livelli o il modo di sfruttare al meglio un gadget appena ottenuto. Qui scende in campo la straordinaria capacità di Hazelight Studios, che riesce nel difficile compito di inserire in un solo gioco un numero esagerato di meccaniche e di generi anche molto diversi tra loro, ognuno delle quali resta a schermo soltanto il tempo necessario per essere padroneggiato a dovere dal giocatore prima di lasciare spazio a quello successivo, in un susseguirsi di eventi dai quali è davvero difficile staccarsi E’ questa dinamica, nella sua immediatezza , a trasformare It Takes Two in qualcosa di diverso da tutti gli altri esponenti del genere e a rendere tutto dannatamente divertente.

Ritmo cinematografico

- Nonostante le origini del suo ideatore, It Takes Two è a tutti gli effetti un videogioco e non un film interattivo. Questo però non ha impedito a Josef Fares di imprimere con forza nel titolo la propria impronta da regista, che si traduce in un susseguirsi di momenti adrenalinici e sequenze al cardiopalma, intervallati da improvvisi colpi di scena e impreziositi da inquadrature di chiara ispirazione hollywoodiana. A rendere tutto ancora più trascinante ci pensano poi la fotografia, capace di regalare sempre grandi soddisfazioni, e la sceneggiatura, che alterna in modo sapiente umorismo e momenti toccanti. Josef Fares sa come giocare con le nostre emozioni e non rinuncia mai a farlo, nel bene e nel male, ed è proprio questo a rendere It Takes Two un’esperienza tanto matura quanto profondamente coinvolgente.

Stile grafico

- It Takes Two, come tutti i titoli che invertono le proporzioni tra protagonista e mondo di gioco, parte sicuramente avvantaggiato sotto il profilo visivo. Voglio dire…Passeggiare in un giardino in formato “XXL” o attraversare un capanno degli attrezzi nel quale i chiodi sono alti come noi fa sempre un certo effetto. Fares & Soci però non si sono limitati a questo, ma hanno inserito nella loro secondo opera una lunga serie di ambientazioni indimenticabili e le hanno letteralmente riempite di situazioni che, per quanto sopra le righe, non solo rimangono coerenti con la narrazione, ma ne diventano in più di un’occasione parte integrante. A questo si aggiunge poi un design davvero ricercato di personaggi, location e nemici, tra i quali spiccano per originalità e cura riposta nei dettagli i numerosi Bossche May e Cody devono fronteggiare mentre affrontano il loro percorso di riavvicinamento.

Minigiochi

- Per quanto sostanzialmente slegati dall’avventura principale e completamente opzionali, i 25 minigiochi presenti in It Takes Two sono senza ombra di dubbio uno degli elementi più iconici dell’intera produzione. Questo sia perché, al netto di alcuni sporadici casi, le varie attività, oltre a proporre sempre qualcosa di originale, sembrano aver beneficiato della stessa maniacale cura riposta nel perfezionare le meccaniche principale e sia perché rivestono il doppio ruolo di collezionabili e di contenuti extra da rigiocare una volta completata l’avventura. Non tutti i minigiochi saranno infatti facili da raggiungere e spesso sarà necessario un po’ di ingegno extra per individuarli, venendo però ricompensati con una nuova avvincente sfida da rigiocare tutte le volte che si vuole.

Buona la seconda

- Se sotto il profilo squisitamente tecnico A Way Out prestava il fianco a più di una critica, lo stesso non si può sicuramente direi di It Takes Two. Il secondo gioco sviluppato da Hazelight Studios sfrutta a dovere le potenzialità del motore grafico per ricreare un mondo in miniatura ricco di dettagli, di giochi di luce e di effetti grafici di primissimo livello. Una menzione d’onore va sicuramente ai modelli dei due protagonisti, così dettagliati da lasciare a bocca aperta, e alla resa dei vari materiali, tra i migliori mai visti in un videogioco di questo calibro.

Odio

Trama poco incisiva

- Se si confronta It Takes Two con “A Way Out” è difficile non notare come in quest’ultimo la trama rivesta un ruolo decisamente più centrale rispetto a quanto accade nell’avventura di May e Cody. Se si escludono i primi capitoli, It Takes Two parla ai giocatori in modo decisamente più implicito e punta molto sulla complessità emotiva delle sceneggiatura, piuttosto che su una storia ricca di colpi di scena o avvenimenti memorabili. Se da un certo punto di vista si tratta di una differenza comprensibile e dettata dalla volontà di raccontare un storia diversa (e con un obiettivo molto differente), è altrettanto vero che in alcuni frangenti la vicenda finisce per essere messa in ombra da un gameplay estremamente carismatico. Una scrittura più complessa e una maggiore profondità in alcune situazioni sicuramente non avrebbero guastato.

Tiriamo le somme

It Takes Two è un avventura cooperativa di altissima qualità, che miscela in modo magistrale narrazione, impatto visivo e gameplay per creare qualcosa di unico. Allo stato attuale, nessun altro titolo riesce infatti ad alternare in modo soddisfacente e bilanciato così tanti stili e così tante tipologie di gameplay, rifinendo l’intera esperienza con un comparto tecnico estremamente solido, con un design molto ispirato e con una regia capace di valorizzare al meglio ogni singolo elemento. La seconda opera di Hazelight Studios diverte, intrattiene, stimola, emoziona e fa riflettere, il tutto senza mai annoiare i giocatori e senza sbagliare quasi nulla. Forse si poteva fare qualcosa di più per rendere indimenticabile la trama, ma anche così la storia di May e Cody risulta davvero imperdibile per tutti gli amanti dei videogiochi.
9.0

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L'autore

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Classe 1985 e cresciuto a pane, Commodore e Amiga, nel 1991 riceve il suo primo NES e da allora niente è più lo stesso. Attraversa tutte le generazioni di console tra platform, GDR, giochi di guida e FPS fino al 2004, quando approda su Xbox. Ancora oggi, a distanza di anni, vive consumato da questo sentimento dividendosi tra famiglia, lavoro, videogiochi, corsa, cinema e serie TV, nell’attesa che qualcuno scopra come rallentare il tempo per permettergli di dormire almeno un paio d’ore per notte.

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Commenti

i Le recensioni di MX esprimono il punto di vista degli autori sui titoli provati: nelle sezioni "Amore" ed "Odio" sono elencati gli aspetti positivi e negativi più rilevanti riscontrati nella prova del gioco, mentre il voto ed il commento conclusivo rispecchiano il giudizio complessivo del redattore sul titolo. Sono benvenuti i commenti e le discussioni tra chi è d'accordo o in disaccordo con tali giudizi, ma vi chiediamo di prendere atto del fatto che si tratta di valutazioni che non hanno pretesa di obiettività nè vogliono risultare vere per qualsiasi giocatore. La giusta chiave di lettura per le nostre recensioni sta nel comprendere le motivazioni alla base dei singoli giudizi e capire se possano essere applicate anche ai vostri gusti personali.
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