Recensione - Stormrise
di
Roberto Tomasi / Ironman
P 3 mag 2009
Il Gioco
Il gameplay alla base di Stormrise può collocarsi a metà strada tra quello provato in EndWar e quanto visto nei titoli della serie Command & Conquer, nel senso che se da un lato si possono addestrare in tempo reale le unità da schierare in battaglia, diversamente da ciò che avveniva nel titolo Ubisoft, mentre dall’altro non è necessario gestire le operazioni di “produzione” delle risorse, dato che queste vengono generate automaticamente controllando speciali nodi energetici presenti sulla mappa. L’obbiettivo principale del giocatore è quindi quello di conquistare tali postazioni sottraendole al nemico, e di difenderle strenuamente dato che, come facilmente intuibile, più sono i nodi in nostro possesso, più punti energia (i “crediti” nel gioco) vengono generati e di conseguenza maggiori sono le forze trasportabili sul campo di battaglia. Fattore che viene molto enfatizzato nella produzione targata Sega è quello legato al posizionamento delle truppe e alle coperture: soldati schierati in postazioni sopraelevate rispetto ai nemici hanno nei loro confronti un enorme vantaggio strategico, e quindi la conquista di tetti di edifici o torri risulta di vitale importanza. Le mappe che visitiamo durante la campagna o nelle singole schermaglie sono state progettate proprio per esaltare questo aspetto, e offrono numerose possibilità di crearsi situazioni di vantaggio, così come moltissime sono le architetture che possono offrire punti di riparo alle milizie.
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