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The Elder Scrolls IV: Oblivion
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The Elder Scrolls IV: Oblivion - prime impressioni

Finalmente ci siamo, l'evento più atteso dagli appassionati di RPG fantasy è avvenuto: i cancelli di Oblivion si sono spalancati sulle nostre case, assorbendoci in un incredibile mondo parallelo fatto di magia, guerrieri, incanto e mistero. Preso possesso del gioco non ho perso tempo e mi sono immerso nel mondo di Tamriel, iniziando ad esplorarlo per rivelarne tutti i segreti. Eccovi le mie impressioni basate sulle prime ore di gioco, in attesa della recensione che si farà carico di una analisi più approfondita.

The Elder Scrolls IV: Oblivion - prime impressioni



Timore, paura. Questo è lo stato d'animo con il quale ho preso per la prima volta in mano il disco di The Elder Scrolls IV: Oblivion. Timore, perchè avendo finito con oltre 60 ore di gioco il precedente Morrowind sapevo che mi attendeva una impresa videoludica estenuante, seppur estremamente gratificante. Paura, perchè l'aspettativa maturata per il gioco fino a quel momento era altissima, ed il rischio di ricevere una cocente delusione era lì, celato dietro il pulsante di accensione della console. Mi faccio coraggio: il disco inizia a girare e trattengo il respiro impugnando il joypad, quando dalle casse fuoriesce un tema musicale simile per linea melodica a quello del precedente episodio. Solo l'ascoltare quella melodia, mentre sullo schermo scorre una mappa delle terre di gioco, è come ascoltare una sirena che mi invita a tornare in un luogo dal quale manco da troppo tempo. Il mio animo si placa, torno sereno e fiducioso del fatto che non avrò delusioni. Impartisco il comando. Start.

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Nascita di un guerriero
L'avvio di Oblivion segue la tradizione della serie, partendo dalla creazione del personaggio: mi viene chiesto di decidere il sesso, nome e razza del protagonista, oltre a poterne personalizzare con una infinità di parametri gli attributi del volto. Occhi, guance, mascelle, capelli, colorito, grassezza, vecchiaia sono tutti valori modificabili durante il processo di creazione: dopo quasi un'ora di prove e tentativi nel creare un personaggio umano dall'aspetto fiero e saggio, ho accettato il risultato finale iniziando finalmente a giocare. I minuti immediatamente successivi compongono in maniera molto ingegnosa quello che mancava invece a Morrowind: una sorta di tutorial che ci cali immediatamente nell'azione iniziandoci alla storia del gioco e facendoci provare il sistema di combattimento. Mi ritrovo, per motivi ignoti, in una cella della Città Imperiale quando irrompono delle guardie che scortano l'Imperatore: mi viene spiegato che sono in fuga da potenti assassini e che la mia cella porta ad un passaggio segreto verso l'esterno delle mura cittadine. Mi viene ordinato di stare lì e non seguirli mentre fuggono per il passaggio: inutile dire che la richiesta cade nel vuoto.

Inizia così un lungo percorso all'interno dei sotterranei imperiali durante il quale apprendo come utilizzare armi ed incantesimi, come parare e scoccare frecce, oltre che poter ammirare le incredibili capacità del motore grafico. Le pareti, i pavimenti, i personaggi e gli oggetti sono curati con una cura ed un realismo stupefacenti, ed un evoluto motore di illuminazione dinamica getta sul tutto luci ed ombre che si spostano al cambiare delle fonti luminose. Inizio a pensare di essere di fronte al titolo graficamente più bello con il quale ho avuto finora a che fare, e proseguo l'avventura tra esclamazioni di stupore. Dopo una serie di vicende che non voglio anticiparvi, mi viene rivelato lo scopo della mia esistenza in quel luogo: salvare l'Impero dalla minaccia di Oblivion, una sorta di dimensione infernale i cui cancelli si sono aperti in molte parti del regno, e per fare questo sarà necessario rintracciare l'unico erede al trono ancora in vita.

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Un mondo vibrante
Raggiungo la fine dei sotterranei ed improvvisamente si presenta uno dei momenti più memorabili della mia vita da videogiocatore: dopo decine di minuti passati ad esplorare cunicoli stretti e claustrofobici illuminati dalla rossa luce di una torcia, arrivo all'aria aperta e tutta la bellezza del mondo di Tamriel si rivela davanti ai miei occhi. Mi ritrovo a contemplare stordito un panorama naturale fatto di colline ed alberi a perdita d'occhio, un fiume e vegetazione ovunque, il tutto inondato dalla forte luce di un sole alto nel cielo. La resa del paesaggio naturale è incredibile: viva, reale, pulsante. Il vento carezza costantemente i ciuffi d'erba e le fronde degli alberi, mentre di tanto in tanto una farfalla mi svolazza davanti a farmi capire che anche la vita animale non latita in queste lande. Perdo completamente di vista l'obiettivo iniziale della mia missione, ed inizio ad avventurarmi senza meta tra le montagne: scopro ruderi abbandonati, predoni accampati che vogliono la mia pelle trovando solo la morte, una guardia a cavallo che mi saluta bruscamente. E' vero, molte di queste cose avvenivano anche in Morrowind, ma lì il mondo di gioco era spento, immobile, quasi morto anche per via dell'ambientazione in maggior parte desertica, mentre qui tutto è vivo, ricco, vibrante.


La via dell'Eroe
Terminato il mio girovagare decido di inizare il gioco "vero", raggiungendo i luoghi chiave della mia missione iniziale e parlando con i vari personaggi coinvolti. Una piacevole novità è quella di poter viaggiare velocemente a piacimento tra le varie città segnate sulla mappa, cosa che evita inutili perdite di tempo, anche se mi riprometto di utilizzare questa funzionalità il meno possibile per avere la possibilità di esplorare il territorio a cavallo del mio destriero in cerca di miniere e tombe da saccheggiare. Dopo aver fatto pochi passi nella storia principale, mi imbatto nel primo cancello di Oblivion: una città è sotto assedio e per salvarla devo riuscire a chiudere il cancello. Entro nella dimensione infernale, caratterizzata da un ambiente roccioso con fiumi di lava ovunque, e vengo a contatto con esseri immondi che mi danno un bel pò di filo da torcere. Dopo diverse ore di combattimenti ed esplorazione raggiungiungo finalmente il mio obiettivo, chiudo il cancello ed aiuto a debellare le ultime forze ostili rimaste nella città. Riprendendo poi a vagare sentirò narrare da diversi passanti le gesta di un eroe che ha chiuso un cancello di Oblivion, ed alcuni di questi addirittura mi riconosceranno: sono un Eroe.

Dopo questa impresa mi sono reso conto di essere ancora troppo debole: durante le mie avventure ho ottenuto una armatura pesante e buone armi dai corpi di soldati uccisi sul campo, ma non sono soddisfatto. Mi reco nella città imperiale (dalle strade stranamente deserte, è la capitale o no?) ed inizio a fare shopping nel quartiere commerciale, per scoprire due cose. Primo, sono povero, molto povero. Troppo. Secondo, quei negozianti dispongono di armi ed armature incantate davvero allettanti, ma dal costo spropositato. Mi serve un lavoro: l'ipotesi di diventare un ladro non è contemplabile per via della mia natura da guerriero senza macchia. Inizio a chiedere in giro e scopro la posizione della Gilda dei Guerrieri: è una associazione tramite la quale è possibile ottenere dei contratti di lavoro, portando a termine i quali si sale nella gerarchia diventando sempre più importanti e pagati. Mi reco in loco, parlo con la maestra della gilda e vengo ammesso, iniziando umilmente con dei lavoretti che vanno dallo scoprire cosa sta uccidendo i ratti che una strana signora custodisce nel suo seminterrato fino a progredire con compiti più interessanti come liberare una miniera infestata dai briganti. Faccio anche un pensierino sull'Arena, si dice in giro che combattere lì dentro permette di arricchirsi in fretta ed ottenere ottimi premi. La fase di stupore ed euforia iniziale inizia a scemare trasformandosi in ferma determinazione: mi rimbocco le maniche per diventare il più potente guerriero che abbia mai messo piede su Tamriel. L'avventura è appena iniziata, ed ho già totalizzato oltre 10 ore di gioco.

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Tirando le somme, il primo approccio con questo RPG di nuova generazione è stato assolutamente appagante e soddisfacente: The Elder Scrolls IV: Oblivion si è rivelato come una sorta di "super-Morrowind", nel quale sono stati rimossi molti dei difetti e limiti del titolo precedente e la giocabilità è stata resa molto più immediata ed amichevole per il giocatore novizio. Graficamente siamo di fronte al meglio che possa offrire oggi il mondo dei videogiochi: non oso pensare a cosa potranno essere i titoli rilasciati tra qualche anno, sviluppati quando le software house avranno imparato a padroneggiare l'hardware a disposizione. Tutto questo immerso in un mondo vastissimo, completamente esplorabile e pieno di attività da svolgere, qualunque sia la predisposizione del giocatore (eroe, ladro, assassino, vagabondo). E' evidente la promessa di una esperienza di gioco di proporzioni epiche, capace di tenerci occupati per giorni, settimane, mesi. Finora ho toccato solo la superficie, con un personaggio guerriero "puro" che per scelta non fa uso della magia: c'è ancora molto da scavare e ne saprete di più leggendo la nostra recensione. Vi rimando al momento della sua pubblicazione, e mi congedo premendo ancora una volta il pulsante di accensione della console: il portale si riapre, mi lascio assorbire da Oblivion.

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L'autore

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Classe '72, dall'animo geek e appassionato da sempre di videogiochi e informatica, nel 2002 è cofondatore di MX. Il sito parte per gioco ma diventa una parte sempre più importante della sua vita insieme a lavoro, famiglia e troppi altri interessi: questo lo costringe a rimandare continuamente i suoi piani di dominio sul mondo.

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