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Soulstice

Recensione - SoulsticeXbox Series X | S DigitalGame

Un mondo dark-fantasy ispirato a manga come Berserk e Claymore, due sorelle unite da un comune destino e un sistema di combattimento che strizza l’occhio a titoli d’azione del calibro di Devil May Cry, Nier: Automata e Bayonetta. Sono questi gli ingredienti alla base di Soulstice, il nuovo gioco degli italiani di Reply Game Studios arrivato sulle console di ultima generazione. Scopriamo insieme come se la cava!
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Il Gioco

Soulstice è un action-adventure nel quale il giocatore è chiamato a indossare i panni di una potente guerriera inviata per investigare su un misterioso portale apertosi sopra la città di Ilden, una delle tre capitali del Sacro Regno di Keidas. Troppa confusione? Facciamo un passo indietro e addentriamoci, ovviamente senza spoiler, nella lore del nuovo titolo sviluppato dal team italiano di Reply Game Studios. Nell’universo creato dalla software house, all’inizio tutto era soggiogato dal Caos. Poi si manifestarono i tre Custodi, ovvero la Portatrice della Fiamma, lo Scultore e il Giudice. Le tre divinità iniziarono a combattere il Caos, ma ben presto si resero conto che quest’ultimo non poteva essere annientato. L’unica possibilità era esiliarlo e, per farlo, i Custodi decisero di filare la propria essenza per creare una barriera, conosciuta come il Velo. Senza il Caos, il mondo rimase però vuoto e privo di ogni significato.

I Custodi decisero quindi di attingere dal potere segregato oltre il Velo per creare la vita e, con essa, tutta l’umanità. Gli esseri umani, data la loro origine, erano però particolarmente sensibili al richiamo del Caos. Nel mondo arrivò dunque anche la morte e con essa il grande ciclo. La segregazione oltre il Velo non mise però fine alla brama del Caos, che attraverso la sua Progenie riuscì a indebolire i Custodi e ad aprire uno squarcio nel Velo, dando così inizio al Solstizio delle Anime da cui deriva il titolo del gioco. Orde infinite di atrocità invasero il mondo, che non poteva più contare sulla protezione dei Triachi, l’altro nome con cui vengono definiti i Custodi. Con le loro ultime forze, le tre divinità riuscirono però a spronare l’umanità e a convincerla a combattere le armate maligne. Grazie alla sapienza dei Custodi, gli uomini scoprirono come creare una stirpe di guerrieri sacri, i quali affrontarono senza paura la Progenie del Caos nelle zone in cui i nemici erano riusciti ad aprire delle lacerazioni nel Velo. Da questi eventi si scatenarono tre battaglie epiche, dalle quali emersero come vincitori i campioni dell’umanità e sulle cui macerie vennero poi fondate tre città sacre, ovvero Ilden, Doran e Rheim.

MX Video - Soulstice

Questo mise fine al Solstizio delle Anime ma non alle incursioni della Progenie del Caos, che a distanza di molti anni dagli eventi appena narrati vengono costantemente arginate dagli eredi dei combattenti sacri, ovvero l’Ordine della Lama Cinerea e le sue Chimere, dei guerrieri estremamente abiliti creati dalla fusione di due anime, di cui una mantiene la propria presenza terrena mentre l’altra offre i propri servigi alla compagna come spirito. Qui entrano in gioco le due sorelle Brier e Lute, nei panni proprio di una delle Chimere inviate a Ilden dall’Ordine della Lama Cinerea per investigare sulla breccia apertasi sopra la città. Dalle informazioni in loro possesso, le orde nemiche hanno devastato i vari quartieri e trucidato la popolazione. Chi non è stato ucciso, come spesso succede, è stato soggiogato dalla Progenie del Caos, ma stavolta c’è qualcosa di più. La scelta dell’obiettivo e la ferocia con cui le armate nemiche hanno colpito Ilden lasciano infatti intendere che non si tratti di una semplice incursione, ma bensì della volontà di dare vita a un nuovo Solstizio delle Anime.

Sono queste le premesse narrative alla base di Soulstice, dalle quali si dipana una trama raccontata in oltre trenta capitoli capace di tenere impegnato il giocatore per almeno 15/20 ore, variabili come sempre in base alle abilità, alla propensione ad esplorare le ambientazioni e al livello di difficoltà scelto tra i tre disponibili inizialmente, ai quali se ne affiancano altri due che si sbloccano dopo aver terminato il gioco al livello precedente. Nel corso dell’avventura, il giocatore deve accompagnare Brier e Lute nel loro viaggio attraverso la città di Ilden, dal distretto portuale fino alla cattedrale situata nella parte più alta della capitale, e affrontare non solo le orde demoniache che hanno invaso i quartieri con l’obiettivo di mettere fine all’invasione, ma anche le scomode verità che si nascondono dietro l’attacco, dietro la loro “rinascita” come Chimere e dietro i reali obiettivi dell’Ordine della Lama Cinerea.

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Il rapporto tra Brier e Lute non riveste però un ruolo fondamentale solo per quanto riguarda la trama, ma anche e soprattutto per quanto riguarda il gameplay. Le meccaniche di gioco implementante da Reply Game Studios si basano infatti sulla connessione tra le due protagoniste e sulla loro capacità di collaborare in battaglia, anche se di fatto il giocatore controlla direttamente solo la guerriera Brier, la quale può contare su un’arma principale, ovvero uno spadone conosciuto con il nome di Vendicatrice Cinerea, e su sei armi secondarie, tra cui un martello, un arco, una frusta e delle rudimentali armi da fuoco, che vengono consegnate progressivamente alla protagonista da Layton, un emissario dell’Ordine della Lama Cinerea, durante l’avventura e che possono essere scambiate in qualunque momento utilizzando la croce direzionale. Ognuna di queste armi dispone delle proprie “combo”, di caratteristiche differenti e di un livello di efficacia specifico sulle varie classi di nemici che ci si ritrova ad affrontare nel corso dell’avventura. Questo aspetto riveste un ruolo fondamentale nell’economia di gioco in quanto al termine di ogni scontro il giocatore riceve una valutazione basata sui punti accumulati attraverso le combo, sul tempo impiegato e sulla quantità di danni subiti. In modo analogo, al termine di ogni capitolo il gioco ricompensa chi impugna il pad con una valutazione e delle ricompense in proporzione al numero di scontri affrontati, al punteggio complessivo ottenuto e al tempo speso per superare il livello.

Lute, come già detto, non può essere controllata direttamente durante gli scontri, ma questo non significa che non contribuisca in qualche modo, anzi. Innanzitutto, può effettuare attacchi in totale autonomia, che crescono di intensità ed efficacia all’aumentare del livello di “Coesione” tra lei e Brier, il quale dipende principalmente dal numero di attacchi portati a segno in un certo lasso di tempo senza essere colpiti. Lute può inoltre eseguire varie tipologie di parate e contrattacchi, che richiedono però la pressione da parte del giocatore di un tasto quando appare a schermo il relativo indicatore. Superare specifiche soglie di Coesione permette inoltre di scatenare i cosiddetti “attacchi sinergici”, ovvero delle speciali combinazioni di attacco specifiche per ogni arma, e di far entrare Brier in uno status speciale, denominato Furore, nel quale la guerriera subisce un incremento temporaneo delle proprie abilità in combattimento.

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Le capacità di Lute però non si esauriscono qui. Data la sua particolare natura, può infatti generare in maniera alternata due differenti campi energetici, che rivestono un ruolo fondamentale durante gli scontri contro la Progenie del Caos. In Soulstice sono presenti oltre 20 tipologie di avversari diversi suddivisi in 3 categorie. Ci sono i Corrotti, ovvero ciò che resta degli abitanti di Ilden e per i quali non sono necessarie particolari accortezze durante le battaglie. Discorso diverso invece per gli Spettri e i Posseduti. Per danneggiare i primi è infatti necessario far attivare il campo di evocazione a Lute e accertarsi che i nemici si trovino all’interno del campo di azione dello stesso. I Posseduti, che di fatto rappresentano l’unione tra un Corrotto e uno Spirito, richiedono un ulteriore passo in avanti: nella prima fase è infatti necessario sfruttare il secondo campo energetico a disposizione di Lute, ovvero quello di Esilio. Una volta sconfitto l’ospite, è poi necessario abbattere anche lo Spirito che lo controllava attivando il campo di evocazione, il tutto prima che quest’ultimo possa ristabilire il proprio dominio sulla malcapitata creatura. Al fine di rendere tutto più semplice, nel gioco è fortunatamente presente anche un classico bestiario, consultabile in qualunque momento, nel quale vengono riportati i dettagli di ogni nemico e nel quale è possibile trovare preziosi suggerimenti aggiuntivi dopo aver sconfitto un determinato numero di creature dello stesso tipo.

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In Soulstice trovano spazio anche alcuni boss contro i quali sarà necessario sfruttare tutte le capacità delle protagoniste, tenendo sempre d’occhio il livello di Entropia raggiunto da Lute. Ogni volta che attiviamo un campo energetico, la protagonista inizia infatti ad accumulare Entropia e, in caso di sovraccarico, dovremo attendere alcuni secondi per poter sfruttare nuovamente le sue abilità. I campi energetici generati da Lute sono inoltre fondamentali per superare le fasi esplorative e risolvere gli enigmi presenti nel gioco di Reply Games Studio, che in quasi tutti i trenta capitoli si alternano ai combattimenti. Si va da brevi sezioni platform, che prevedono il passaggio su elementi utilizzabili solo se si tiene attivo il campo di evocazione, alla risoluzione di enigmi ambientali per i quali è necessario distruggere un certo numero di escrescenze corrotte tenendo attivo il campo di esilio per aprire un passaggio o liberare un oggetto con cui interagire, il tutto passando per situazioni nelle quali sarà necessario distruggere specifici oggetti che impediscono di proseguire o di attivare i campi energetici. La differenza principale tra le fasi esplorative e i combattimenti è rappresentata dalla telecamera. Nel primo caso l’inquadratura è perlopiù fissa, con la posizione che varia dinamicamente in base alla situazione passando dalla classica visuale in terza persona a inquadrature più evocative, a fasi che ricordano i classici titoli a scorrimento in 2D e a situazioni nelle quali la telecamera propone una visuale quasi isometrica. Durante gli scontri la gestione della telecamera diventa invece libera e, salvo rare eccezioni, è il giocatore a doverla gestire, sfruttando se necessario il sistema di aggancio automatico del bersaglio.

Le abilità di Lute risultano infine essenziali per raccogliere le due tipologie di risorse presenti in Soulstice, ovvero il residuo Scarlatto e il residuo Cobalto, dai giacimenti sparsi nelle ambientazioni. Questi materiali speciali, che possono essere ottenuti anche sconfiggendo i nemici e come premio per il completamento dei vari capitoli, rappresentano le due “valute” presenti nel gioco, con cui è possibile acquistare consumabili e potenziare le abilità delle due protagoniste. Questa operazione può essere effettuata prima di avviare un capitolo o interagendo con Layton, che si manifesterà spesso per fornire supporto e indicazioni nel corso dell’avventura. Il sistema di progressione presente in Soulstice è suddiviso in due parti, una dedicata a Brier e una a Lute. Per quanto riguarda Brier, spendendo i residui cobalto è possibile sbloccare nuove combo per le armi in possesso o migliorare la padronanza delle stesse, rendendole così più efficaci contro specifiche categorie di nemici. Lo sviluppo di Lute si basa invece su tre differenti skill-tree, attraverso i quali è possibile sbloccare nuove abilità o migliorare quelle già in possesso spendendo residui cobalto. Anche in questo caso è però presente una differenza fondamentale: le migliorie fatte all’equipaggiamento di Brier sono definitive mentre in ogni momento è possibile ridistribuire i frammenti cobalto tra le varie abilità di Lute senza penalità.

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A questi tre percorsi se ne aggiunge poi un quarto, dal quale dipende la natura della mossa finale che è possibile eseguire quando si attiva lo status Furore e che progredisce autonomamente sulla base delle scelte fatte negli altri tre. Nel corso dell’avventura è poi possibile migliorare attraverso dei consumabili il livello massimo di salute di Brier, la quantità di entropia accumulabile da Lute prima di subire un sovraccarico e il grado massimo delle sue abilità . Alcuni di questi oggetti possono essere acquistati da Layton, mentre altri devono necessariamente essere raccolti esplorando a fondo ogni ambientazione o completando delle specifiche sfide di combattimento alle quali è possibile accedere attraverso dei portali presenti nei vari livelli. Questi incarichi, una volta sbloccato il rispettivo portale, possono poi essere affrontati in qualunque momento dal menu principale del gioco. Sempre dal menu è possibile tenere traccia dei progressi fatti, rigiocare singolarmente i vari capitoli o sfogliare le varie pagine del Diario, nelle quali vengono riepilogati non solo tutti progressi fatti ma anche le indicazioni ricevute tramite i tutorial, le biografie dei personaggi principali e molto altro ancora.

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Per dare vita al mondo dark-fantasy di Soulstice gli sviluppatori di Reply Game Studios si sono affidati alla quarta versione dell’Unreal Engine di Epic. Su Xbox Series X il gioco offre due modalità di visualizzazione, che ormai consuetudine permettono di dare rispettivamente la priorità alla risoluzione o al frame-rate, mentre su Xbox Series S è invece presente un’unica modalità grafica a 60fps. Per quanto riguarda il comparto audio, Soulstice propone invece una colonna sonora perfettamente in linea con le atmosfere dei manga a cui si sono ispirati gli sviluppatori, che miscela brani melodici a tracce decisamente più rock, unita ad un doppiaggio in lingua inglese di ottima qualità, nel quale trovano spazio diversi nomi noti, tra cui quello di Stefanie Joosten, che molti probabilmente ricordano per il suo ruolo di Quiet in Metal Gear Solid V. La nuova opera di Reply Game Studios può inoltre contare sulla presenza di sottotitoli in lingua italiana per i dialoghi e della completa localizzazione di tutte le parti scritte.

Amore

Un gameplay in crescendo

- Soulstice parte in sordina, introducendo progressivamente le varie meccaniche di gioco e lasciando a chi impugna il pad tutto il tempo necessario per prendere confidenza con le armi, con le meccaniche di combattimento legate ai campi energetici e con le varie tipologie di avversari. Dopo qualche ora, il sistema di gioco messo a punto dagli sviluppatori si rivela però in tutta la sua profondità, fatta non solo di combattimenti ad alta intensità ma anche di strategia e scelta del modo più efficace, o talvolta spettacolare, per mandare al tappeto gli avversari. A questo si sommano poi il sistema di sviluppo delle due protagoniste, che garantisce un costante apporto di novità, e la presenza delle fasi esplorative che, in maniera analoga a quanto succede con i combattimenti, continuano a tenere alto l’interesse del giocatore con nuove meccaniche e situazioni inedite. Un risultato notevole, che consente alla nuova avventura di Reply Game Studios di non annoiare mai, nemmeno nelle fasi più avanzate.

Brier e Lute

- Come avevamo intuito durante le varie anteprime, uno dei punti di forza di Soulstice risiede proprio nelle due protagoniste. Brier e Lute sono infatti l’epicentro attorno al quale ruota tutta la sceneggiatura, nonché il fulcro dell’intero sistema di gioco. La complessità del loro rapporto, raccontato in maniera magistrale anche grazie all’eccellente lavoro dei doppiatori, e la costante sinergia tra il racconto e la progressione nel gioco conferiscono infatti all’avventura un’aura molto particolare, che cattura il giocatore sin dalle battute iniziali e lo accompagna per mano alla scoperta di tutti i retroscena in un crescendo di emozioni davvero inaspettato, reso ancora più memorabile dalla presenza di numerose cut-scene di altissima qualità.

Sfide

- Generalmente non amo particolarmente un certo tipo di digressioni, specie quando non rappresentano un extra volontario ma bensì una parte fondamentale del percorso di sviluppo del personaggio. Gli incarichi presenti in Soulstice però risultano davvero utili per chi vuole padroneggiare al meglio il sistema di combattimento e, ancora meglio, aiutano il giocatore a metabolizzare alcuni degli elementi cardine, come la necessità di conoscere bene le varie tipologie di nemici per equipaggiare sempre l’arma più adatta, in arene destinate proprio a questo scopo. La somma di questi elementi permette quindi alle sfide di integrarsi in modo praticamente perfetto con il percorso di sviluppo delle capacità delle protagoniste, che di fatto segue quello del giocatore, e di rappresentare un vero valore aggiunto per l’intera produzione.

Un mondo affascinante

- Al netto del dichiarato omaggio a opere come Berserk e Claymore, l’universo di Soulstice e i protagonisti delle vicende narrate colpiscono sin dalla sequenza iniziale per un design molto ispirato e per una profonda caratterizzazione, che rappresenta una qualità più unica che rara in produzioni di questo tipo. La città sacra di Ilden, con i suoi quartieri devastati e le sue architetture peculiari, non riveste infatti il ruolo di mero fondale ma, anzi, è parte integrante di un racconto ricco di dettagli e di sfumature, tanto nello sviluppo delle vicende quanto nella lore generale nel quale si incastona il viaggio di Brier e Lute. Un risultato davvero inaspettato, raggiunto anche grazie all’utilizzo delle inquadrature fisse durante le fasi esplorative e che si somma alla grande attenzione riposta nel dare vita a protagonisti e nemici di ottima qualità sotto tutti i punti di vista.

Odio

Telecamera

- La gestione delle inquadrature è da sempre uno dei talloni d’Achille dei giochi d’azione in terza persona, specie quelli più frenetici, e Soulstice purtroppo non rappresenta un’eccezione. Durante la mia prova sono stato più volte messo in difficoltà dalla telecamera, che non riusciva a seguire nel modo corretto il ritmo dell’azione per mettermi in condizione di affrontare in maniera equilibrata i gruppi di nemici più numerosi, specie negli spazi stretti. La speranza è che gli sviluppatori riescano a migliorare un po’ la situazione con i prossimi aggiornamenti, così da ridurre al minimo una problematica che potrebbe rendere davvero frustrante l’esperienza per i giocatori meno smaliziati o per chi decide di affrontare l’avventura ai livelli di difficoltà più elevati.

Poco ottimizzato

- L’ottimo comparto grafico di Soulstice si accompagna purtroppo a prestazioni non sempre all’altezza delle aspettative, specie se si considera il livello di dettaglio generale e il fatto che il gioco è stato pubblicato solo sulle console di ultima generazione. Se su Series X il titolo gira quasi sempre in maniera fluida in entrambe le modalità grafiche, su Series S bisogna invece mettere in conto un frame-rate decisamente più zoppicante, specie quando ci sono tanti nemici e/o tanti effetti grafici a schermo contemporaneamente. Entrambe le versioni sono poi afflitte da alcuni fastidiosi glitch, che impediscono il corretto caricamento delle texture in alcune situazioni. Si tratta fortunatamente di difetti minori, che non influiscono in maniera sensibile sull’esperienza di gioco e che con tutta probabilità verranno corretti con i futuri aggiornamenti, ma data la particolare natura del titolo mi sarei aspettato una maggiore ottimizzazione, specie per quanto riguarda la frequenza di aggiornamento.

A tratti sbilanciato

- Mentre affrontavo la mia prima run al livello di difficoltà intermedio mi sono imbattuto in un paio di situazioni nelle quali la curva di difficoltà si è rivelata poco omogenea, con scontri eccessivamente ostici seguiti da combattimenti, o addirittura boss-fight, risolti senza subire danni. In parte questo è probabilmente dovuto alle difficoltà aggiuntive dovute all’inquadratura di cui vi ho appena parlato, ma in generale l’impressione è che alcune battaglie non siano state bilanciate nel modo corretto sia dal punto di vista numerico sia per quanto riguarda la combinazione di avversari da affrontare, due elementi che rivestono un ruolo fondamentale. Anche la fase che porta allo scontro finale non mi ha convinto particolarmente, per via della possibilità di abusare dello status di furore di Brier rendendo tutto improvvisamente molto più semplice. Ovviamente il giocatore può sempre decidere di non approfittare di questo aiuto, ma in generale avrei preferito fossero gli sviluppatori a gestire questo aspetto, così da dare la giusta continuità al livello di sfida.

Tiriamo le somme

Soulstice è un action-adventure di ottima qualità, che mette insieme un’ambientazione affascinante, due protagoniste ben caratterizzate, una trama coinvolgente e un gameplay che, seppur con qualche sbavatura, sa come regalare tante ore di divertimento a chi saprà cogliere tutte le sfumature del sistema di combattimento fondato sulla dualità tra Brier e Lute. Certo, non ci troviamo di fronte a un gioco perfetto e sicuramente si poteva fare qualcosa di più nell’ottimizzare alcuni aspetti, primo su tutti la gestione della telecamera, ma nel complesso si tratta comunque di difetti in grado di intaccare solo in minima parte le potenzialità di un titolo che tutti gli amanti dei giochi d’azione in terza persona dovrebbero considerare per la loro collezione, e che getta basi molto promettenti su cui lavorare per un eventuale seguito.
8.0

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L'autore

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Classe 1985 e cresciuto a pane, Commodore e Amiga, nel 1991 riceve il suo primo NES e da allora niente è più lo stesso. Attraversa tutte le generazioni di console tra platform, GDR, giochi di guida e FPS fino al 2004, quando approda su Xbox. Ancora oggi, a distanza di anni, vive consumato da questo sentimento dividendosi tra famiglia, lavoro, videogiochi, corsa, cinema e serie TV, nell’attesa che qualcuno scopra come rallentare il tempo per permettergli di dormire almeno un paio d’ore per notte.

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i Le recensioni di MX esprimono il punto di vista degli autori sui titoli provati: nelle sezioni "Amore" ed "Odio" sono elencati gli aspetti positivi e negativi più rilevanti riscontrati nella prova del gioco, mentre il voto ed il commento conclusivo rispecchiano il giudizio complessivo del redattore sul titolo. Sono benvenuti i commenti e le discussioni tra chi è d'accordo o in disaccordo con tali giudizi, ma vi chiediamo di prendere atto del fatto che si tratta di valutazioni che non hanno pretesa di obiettività nè vogliono risultare vere per qualsiasi giocatore. La giusta chiave di lettura per le nostre recensioni sta nel comprendere le motivazioni alla base dei singoli giudizi e capire se possano essere applicate anche ai vostri gusti personali.
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