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Wo Long: Fallen Dynasty
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Recensione - Wo Long: Fallen DynastyXbox Series X | S Xbox OneGame

Il nuovo action game di Team Ninja Wo Long: Fallen Dynasty, che ci immerge nella storia e mitologia cinese, è finalmente approdato sulle nostre console e, contemporaneamente, anche nel catalogo Xbox Game Pass. Eccovi la nostra recensione!
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Il Gioco

Wo Long: Fallen Dynasty è un titolo d’azione in terza persona ambientato in Cina nel cosiddetto periodo dei “Tre Regni”, ovvero il lasso temporale compreso tra la fondazione del Regno Wei avvenuta nel 220 d.C. e la conquista del Regno Wu da parte della dinastia Jin, datata 280 d.C. In realtà, l’inizio di questo periodo viene spesso fatto coincidere con l’insurrezione dei Turbanti Gialli, un gruppo di rivoltosi guidati da un pretore dell’Impero decisi a rovesciare la dinastia degli Han, che prese il via nel 184 d.C e che rappresenta anche il punto di inizio delle vicende raccontate nel nuovo gioco sviluppato dal leggendario Team Ninja. Nei panni di un soldato (o una soldatessa) sopravvissuto alla distruzione di un villaggio da parte dei Turbanti Gialli grazie a un misterioso amuleto capace di riportarlo in vita e di metterlo in contatto con alcune creature divine, il giocatore si trova progressivamente sempre più coinvolto nelle vicende dell’epoca, miscelate per l’occasione dagli sceneggiatori con elementi dark-fantasy completamente inventati che ruotano attorno a un misterioso elisir capace di donare la tanto agognata immortalità, ma anche di corrompere in modo irreparabile tutti gli esseri viventi che ne entrano in contatto.

MX Video - Wo Long: Fallen Dynasty

Procedendo nel gioco, il nostro alter-ego attraversa le fasi cruciali del particolare periodo storico e incontra vari protagonisti ispirati a personaggi reali, tutti ovviamente declinati in chiave fantasy, per un totale di circa 20/25 ore di gioco, alle quali se ne sommano altrettante se di decide di completare tutti gli incarichi secondari e di affrontare nuovamente il gioco con la difficoltà extra che si sblocca una volta conclusa la prima run. La struttura del nuovo action proposto dal Team Ninja pesca a piene mai di precedenti titoli della software house, in primis dalla saga di Nioh, e, più in generale, da quelli che sono ormai diventati i capisaldi del genere, inclusa la sua variante denominata “souls-like”. Attenzione però a non lasciarsi trarre in inganno. Wo Long: Fallen Dynasty non è un semplice copia-incolla di meccaniche già conosciute, ma più un tentativo di far evolvere il genere verso una precisa direzione.

La prima particolarità del gioco è quella di essere suddiviso in livelli ben delimitati, denominati Campi di Battaglia, che si sbloccano progressivamente durante l’avventura. Ognuna di queste aree, al suo interno, offre uno sviluppo non lineare e varie possibilità di approccio al giocatore, con percorsi secondari, scorciatoie, passaggi da sbloccare e scontri opzionali con nemici speciali. Ogni area di gioco propone infatti uno scontro diviso in più fasi contro Boss principale, che deve essere sconfitto per proseguire, e uno o più Boss secondari, ai quali si affiancano ovviamente una lunga schiera di nemici standard, alcuni comuni tra i vari livelli e altri specifici legati al singolo campo di battaglia. Da questo punto di vista, Wo Long: Fallen Dynasty non si discosta quindi molto dai capisaldi del genere, proponendo un ventaglio di avversari che va dai classici soldati, più o meno trasfigurati dalla corruzione causata dall’elisir, a creature di varia tipologia, naturali e non.

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La prima vera novità da questo punto di vista è rappresentata dalla gestione del Morale e del Coraggio, due indicatori che indicano rispettivamente l’efficacia dei nostri attacchi rispetto a quelli degli avversari e il livello minimo di Morale al di sotto del quale non è possibile scendere dopo una sconfitta. All’inizio di ogni livello, il valore di Morale e di Coraggio è pari a 1. Il primo può essere incrementato sconfiggendo nemici, sia a viso aperto sia con attacchi stealth, e rappresenta un indice immediato per capire il rapporto tra la nostra forza e quella dell’avversario che ci troviamo di fronte. Attaccare nemici con livello di Morale superiore al nostro significa causare meno danni e subirne di più, almeno fino a quando non riusciamo a equilibrare o invertire la situazione attraverso attacchi speciali e stregonerie, di cui parleremo in maniera approfondita più avanti. Il livello di Morale può anche diminuire in caso di morte, ma non è detto che si debba sempre ripartire da zero. In ogni campo di battaglia sono infatti presenti delle bandiere di due tipi, ovvero quelle Battaglia e quelle di Segnalazione, che una volta issate fanno aumentare il livello di minimo di Coraggio, che come detto rappresenta il valore al di sotto del quale non è possibile scendere dopo una sconfitta.

Tutte queste meccaniche si fondono poi con un combat-system d’azione in terza persona che miscela combattimenti all’arma bianca, magie, qui chiamate Stregonerie, e una selezione di colpi ispirati alle più famose arti marziali. Ogni tipologia di attacco prevede come da tradizione varie mosse, che nel caso delle armi dipendono direttamente dalla tipologia dello strumento equipaggiato con risultati differenti in base alle statistiche del nostro personaggio, da alternare in maniera estremamente libera durante gli scontri. A fare da elemento comune troviamo lo Spirito, che rappresenta l’energia a disposizione del protagonista e dei nemici. La quantità di Spirito aumenta per ogni colpo messo a segno e diminuisce quando si subiscono danni o si utilizzano le Stregonerie. Diversamente da quanto accade in altri giochi, esaurire lo Spirito non comporta però l’impossibilità di attaccare ma può portare a una sorta di “stordimento” temporaneo, che espone pericolosamente agli attacchi critici sia i nemici sia il protagonista. Un ruolo fondamentale all’interno di questo meccanismo è ricoperto dalla parata e dalla deviazione, che in Wo Long: Fallen Dynasty vengono gestiti come due elementi separati. La parata permette di ridurre i danni subiti, ma non di azzerarli, e causa una perdita di Spirito mentre le deviazioni, se ben eseguite, mettono al riparo da tutti i danni, aprono una finestra per il contrattacco e contribuiscono a fiaccare la riserva di Spirito dell’avversario.

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A rendere il sistema di combattimento ancora più articolato ci pensano poi le cosiddette Creature Divine, ovvero dieci diverse entità soprannaturali con le quali il protagonista entrerà progressivamente in contatto nel corso dell’avventura e che possono essere evocate sui campi di battaglia dopo aver riempito un apposito indicatore. Per sfruttare il loro potere, è necessario canalizzare il potere della creatura che si vuole utilizzare attraverso il medaglione misterioso ricevuto nelle fasi iniziali e,per farlo, è necessario interagire con una delle Bandiere Battaglia. Queste ultime, oltre a svolgere il ruolo di checkpoint e punto di respawn dopo una sconfitta, permettono di accedere a svariati menù, tra cui quello che permette di selezionare di volta in volta quale Creatura Divina portare con sé. Presso le Bandiere Battaglia è inoltre possibile investire i punti vitali raccolti sconfiggendo i nemici per potenziare il protagonista. Diversamente da quanto accade in altri giochi simili, in Wo Long: Fallen Dynasty non si decide quale caratteristica migliorare ma bensì quale delle cinque Virtù potenziare, che corrispondono ad altrettanti elementi naturali e che vanno a influenzare ognuna dei parametri differenti.

Il sistema delle Virtù è inoltre un pilastro fondamentale per l’utilizzo delle Stregonerie. Potenziando i cinque elementi si sbloccano infatti nuove magie e si ottengono preziosi punti da utilizzare per equipaggiarle. Esiste infine un sistema di affinità tra i cinque elementi, da i quali dipendono eventuali vantaggi e svantaggi da tenere in considerazione durante gli scontri. Presso le Bandiere Battaglia è inoltre possibile personalizzare lo stendardo, modificare l’equipaggiamento, accedere alle funzionalità multigiocatore e evocare gli alleati controllati dalla I.A. Proprio questi due aspetti meritano un approfondimento. Wo Long: Fallen Dynasty può essere affrontato sia in solitaria sia in compagni di alleati, che possono essere sia altri giocatori sia guerrieri controllati dalla I.A. . Nel primo caso, il gioco offre la possibilità di fare squadra con amici selezionati tramite un classico codice o con sconosciuti grazie al matchmaking, ma solo a patto di aver già sconfitto il primo boss e di avere a disposizione dei consumabili specifici. A differenza dei classici souls-like, la durata della sessione co-op non è però circoscritta alla zona o al boss ma prosegue fino a quando decidiamo di portarla avanti.

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Nel corso dell’avventura il protagonista si imbatte inoltre in vari alleati controllati dalla I.A., che dopo averci affiancato in modo automatico in specifici livelli possono poi essere evocati al bisogno sui campi di battaglia principali, sempre attraverso specifici consumabili, per fornire il loro supporto alla nostra causa. La peculiarità da questo punto di vista è legata a un sistema di affinità, chiamato nel gioco livello di Giuramento, che permette di incrementare progressivamente l’efficacia degli alleati e ricevere in dono una copia del loro equipaggiamento preferito se si raggiunge il livello massimo. Parlando di equipaggiamento, Wo Long: Fallen Dynasty si propone come un titolo abbastanza tradizionale. Nel gioco sono infatti incluse numerose parti di armatura e armi differenti, ognuna con le proprie caratteristiche, i propri perks ed eventuali malus, che possono essere potenziate investendo Rame, ovvero la valuta presente nel gioco, e i materiali raccolti durante l’esplorazione. Ogni tanto è inoltre possibile imbattersi in delle particolari creature simili a degli orsetti, chiamati Shitieshou, ai quali è possibile donare degli oggetti come cibo per ricevere in cambio qualcosa di diverso.

Anche sotto il profilo tecnico, Wo Long: Fallen Dynasty non si discosta molto dalle precedenti opere del Team Ninja. Anche se il nuovo action della software house nipponica sfrutta un nuovo engine grafico, conosciuto come Katana Engine, le somiglianze con le precedenti produzioni sono infatti evidenti, così come il livello di ottimizzazione e gli eventuali limiti del motore alla base del gioco. Su Xbox Series X e Series S il gioco dispone di due differenti modalità grafiche che danno rispettivamente priorità alla risoluzione o al frame-rate. Su Series X, la frequenza di refresh è sempre settata a 60fps e l’unica differenza riguarda la risoluzione, che passa dai 1440p della modalità risoluzione ai 1260p di quella dedicata alla fluidità. Su Series S invece è la risoluzione a rimanere fissa (o quasi), mentre il frame-rate passa dai 60fps della modalità Prestazioni ai 30fps in modalità Risoluzione. Sulle console di vecchia generazione il gioco propone invece una sola modalità grafica a 30 fps.

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Per quanto riguarda il comparto audio, Wo Long: Fallen Dynasty può contare su una colonna sonora originale composta da Kenichirou Suehiro e sulla possibilità di scegliere vivere l’esperienza di gioco con il doppiaggio in inglese, giapponese o cinese, affiancato dalla completa localizzazione dei testi in lingua italiana.

Amore

Combat System

- Da sempre i titoli del Team Ninja si distinguono per la qualità del sistema di combattimento e per la capacità innata di rendere ogni scontro una vera gioia per gli occhi. Wo Long: Fallen Dynasty, per nostra fortuna, non solo conferma le superbe capacità della software house di confezionare sempre un’esperienza action di altissima qualità, ma dimostra che, se si vuole, si può anche provare a fare dei passi in avanti in un genere che, al netto di alcune derive, fatica a evolvere. Da questo punto di vista, l’ultima opera della casa di produzione nipponica prova sicuramente a mettere in campo qualcosa di nuovo, in primis il concetto di Morale e Coraggio, ed a “svecchiare” un po’ l’ormai consolidato binomio armi bianche-magie con l’aggiunta delle arti marziali, che contribuiscono a rendere ancora più vario il gameplay ed a mettere nelle mani del giocatore uno strumento extra in grado di rendere il gioco godibili da un pubblico più ampio.

Progressione

- Nonostante alcuni problemi di bilanciamento e un po ' di confusione nella gestione del loot, di cui parleremo meglio nella sezione Odio, Wo Long: Fallen Dynasty mi ha stupito positivamente per quanto riguarda la progressione del personaggio. L’idea di non includere elementi troppo specifici ma di “delegare” ai 5 elementi naturali la crescita del personaggio permette al gioco di risultare più immediato senza rinunciare alla profondità tipica del genere. Il modo in cui si decide di investire i Punti Vitalità raccolti influenza, come ormai tradizione, l’efficacia dei colpi inferti con le varie armi presenti nel gioco (in gergo si dice che “scala”), ma non solo. Anche il catalogo delle Stregonie a disposizione del nostro alter-ego dipende da questo percorso e dal numero di punti guadagnati per poterle equipaggiare, il che garantisce al gioco un livello di complessità capace di accontentare anche i giocatori più esigenti.

Level design

- Rispetto ai precedenti lavori di Team Ninja, Wo Long: Fallen Dynasty propone ambientazioni più variegate per quanto riguarda l’architettura e il design generale, che vengono enfatizzate e impreziosite da alcune importanti introduzioni sul fronte delle possibilità di movimento, prima su tutte la possibilità di appendersi e scalare la maggior parte delle strutture presenti nel gioco. Questo elemento contribuisce a rendere ancora più libera e varia l’esperienza, con un numero davvero ampio di possibilità diverse per attraversare gli scenari in cerca del boss di turno, di una nuova parte di equipaggiamento o, perché no, di tutte le bandiere presenti. Davvero ben fatto.

Ambientazione

- Per quanto la trama di Wo Long: Fallen Dynasty non faccia assolutamente gridare al miracolo o al capolavoro, devo ammettere di aver apprezzato in modo quasi inaspettato l’ambientazione sia dal punto di vista estetico sia per quanto riguarda il particolare periodo storico scelto dagli sviluppatori. A rendere ulteriormente più coinvolgenti ci pensa la consueta attenzione per i dettagli riservata alle varie location, tutte molto ben caratterizzate, e al design dei personaggi, che stupiscono per qualità, livello di rifinitura e unicità.

Odio

Ottimizzazione carente

- Uno dei difetti principali di Wo Long: Fallen Dynasty risiede purtroppo nel livello di ottimizzazione generale riservato alle versioni console, prima su tutte Xbox Series S. Nonostante un comparto grafico abbastanza distante dagli standard attuali, il nuovo gioco di Team Ninja non riesce infatti a raggiungere la massima risoluzione su nessuna delle piattaforme, anche quando si utilizza la relativa modalità di rendering, o a offrire un frame-rate granitico quando si decide di dare priorità a questo aspetto. Su Series S è praticamente impossibile non notare la presenza di tantissimi asset di scarsa qualità e un livello di dettaglio estremamente ridotto rispetto a quanto disponibile, davvero difficile da giustificare alla luce di quanto messo in mostra da altri titoli sulla medesima piattaforma. La speranza è che gli sviluppatori continuino a lavorare senza sosta a questo aspetto nei prossimi mesi, così da raggiungere un livello di ottimizzazione accettabile su tutte le piattaforme

A tratti sbilanciato

- Dopo aver passato parecchie ore nel mondo di Wo Long: Fallen Dynasty e aver affrontato praticamente tutto quello che il gioco ha da offrire, posso tranquillamente affermare che il bilanciamento generale del gioco è tutt’altro che perfetto. Nelle fasi iniziali il gioco propone dei picchi di difficoltà eccessivi, che lentamente si normalizzano e che poi, incomprensibilmente, lasciano spazio ad un progressivo appiattimento della difficoltà causato da combo e stregonerie capaci di polverizzare lo Spirito degli avversari, Boss inclusi, dopo pochi colpi. Gli avversari inoltre non brillano particolarmente per intelligenza e strategia, il che consente a chi impugna il pad di leggere con discreta facilità l’azione e reagire di conseguenza evitando molti attacchi. Una maggiore attenzione da questo punto di vista avrebbe sicuramente reso l’esperienza di gioco più soddisfacente dall’inizio alla fine, specie per i giocatori più esperti.

Loot eccessivo

- Per quanto siano stati fatti dei passi in avanti rispetto a quanto visto nella saga di Nioh, nemmeno Wo Long: Fallen Dynasty riesce a trovare il giusto bilanciamento tra qualità e quantità per quanto riguarda l’equipaggiamento lasciato sul terreno dai nemici abbattuti. Il numero di oggetti raccolti è ancora una volta eccessivo, il che rende estremamente difficile identificare correttamente quelli utili (pochi) e quelli inutili (molti). Da questo punto di vista, un approccio più simile a quello dei “souls-like” più puri, basato su un numero più limitato di armi ed equipaggiamento tutti ben caratterizzati, avrebbe sicuramente reso meno dispersiva l’esperienza di gioco e, perché no, anche più soddisfacente.

Tiriamo le somme

Wo Long: Fallen Dynasty è un action game di ottima qualità, che punta tutto sul sistema di combattimento confezionato dagli sviluppatori, su un’ambientazione affascinante e su un'ottima struttura di gioco. L’ultima fatica del Team Ninja non solo conferma le indubbie qualità della software house, ma prova a introdurre qualche novità interessante in una formula consolidata ed a rendere meno complessa la progressione del personaggio rispetto a quanto visto nella saga di Nioh. Il risultato finale, per quanto positivo, non riesce purtroppo ad eccellere per via di una realizzazione tecnica decisamente sotto tono, per un bilanciamento generale non sempre in linea con lo stile del gioco e per una sovrabbondanza di loot che potrebbe in qualche modo spaventare una parte di pubblico. Si tratta comunque di difetti secondari, che non impediscono al gioco di proporsi come una validissima alternativa per tutti i giocatori in cerca di un action spettacolare con il quale cimentarsi in questo periodo.
8.0

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L'autore

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Classe 1985 e cresciuto a pane, Commodore e Amiga, nel 1991 riceve il suo primo NES e da allora niente è più lo stesso. Attraversa tutte le generazioni di console tra platform, GDR, giochi di guida e FPS fino al 2004, quando approda su Xbox. Ancora oggi, a distanza di anni, vive consumato da questo sentimento dividendosi tra famiglia, lavoro, videogiochi, corsa, cinema e serie TV, nell’attesa che qualcuno scopra come rallentare il tempo per permettergli di dormire almeno un paio d’ore per notte.

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