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Two Worlds
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Recensione - Two WorldsXbox 360Game

Tutti gli appasionati di GDR hanno seguito con molta attenzione lo sviluppo di Two Worlds, nuovo titolo che a detta di molti avrebbe dovuto minare l’incontrastata supremazia di Oblivion nell’ ambito dei giochi di ruolo. Dopo una serie di ritardi, posticipi e attese finalmente il titolo sviluppato dal team polacco Reality Pump è uscito dall’ ombra pronto per affrontare la prova del fuoco: il giudizio della critica e soprattutto del pubblico.



Le vicende che ci vedono protagnisti in Two Worlds prendono vita nella terra di Antaloor, una regione profondamente segnata dalla guerra contro gli orchi, e piagata da una misteriosa epidemia nota come “Il flagello”. Diverse fazioni di varia natura coesistono ad Antaloor e, inevitabilmente, alcune di queste sono contrapposte tra loro. In questo scenario entriamo in gioco noi, vestendo i panni di un mercenario alla ricerca della sorella rapita da un’ ignota organizzazione e spinto dal desiderio di arricchirsi (caratteristica innata del mercenario) per riscattare un’infanzia trascorsa nella povertà, seguiremo ed influenzeremo il destino del mondo.

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Come di consueto, la prima operazione da compiere prima di muovere i primi passi attraverso le desolate lande di Antaloor, è quella di creare il nostro eroe, definendone tratti somatici come altezza, capigliatura, colore della pelle e le immancabili peculiarità come vitalità, forza, agilità e spirito, indispensabile questo per i personaggi votati all’ uso delle arti magiche. Per esigenze di copione non sono invece modificabi razza e sesso del protagonista, un mercenario umano. Completata l’operazione entriamo finalmente in azione e ci apprestiamo ad affrontare la nostra prima, semplice missione che funge anche da breve tutorial per familiarizzare con le varie funzionalità del gioco, dopodichè saremo liberi di girovagare a nostro piacimento nel vasto reame di Two Worlds o di affrontare le numerose e variegate missioni che ci verranno assegnate.

L’ambientazione appare sin dal primo momento molto curata e coerente con la trama: essendo in atto una sanguinosa guerra non è raro imbattersi in accampamenti ed avamposti brulicanti di belligeranti orchi, goblin o ciclopi ed anche gli insediamenti umani sono caratterizati da strutture difensive, come palizzate, torri di guardia e ponti levatoi, che sottolineano la necessità di tenere a bada eventuali invasori. Nonostante ciò però, la vita degli abitanti scorre in maniera piuttosto normale, e così si possono incontrare contadini che oltrepassano cinte murarie per andare a coltivare i campi o venditori intenti in operazioni commerciali o ancora, semplicemente, civili a passeggio per le vie delle città. Il tutto è gestito da routine che tengono conto del ciclo giorno\notte, cosicchè al calare delle tenebre i laboriosi cittadini lasciano il posto alle ronde di guardia delle milizie. Potremo interagire con ciascuno dei personaggi che incontreremo e molti di loro potrebbero assegnarci qualche compito, permettendoci di guadagnare qualche bella moneta d’oro o di mettere le mani su artefatti o armi utili alla nostra causa. E’ bello notare quanto vive appaiano alcune città: le più grosse, quale ad esempio la capitale imperiale, contano un numero di personaggi molto elevato, e sebbene non tutti rivestano ruoli importanti nell’autonomia di gioco o non abbiano alcuna missione da offrirci, creano un senso di vitalità decisamente apprezzabile.

Fuori dai centri abitati la vita è piuttosto dura: qualora si decidesse di darsi all’esplorazione di vallate e foreste è bene sapere che molti nemici attendono pazienti il passaggio di qualche sprovveduto: oltre agli orchi anche bande di banditi si aggirano pericolosamente per i boschi, cercando di trarre porofitto da qualche rapina. Capita spesso di venire fermati da qualche malvivente che cercherà di estorcerci ingenti somme di denaro, e in questi casi avremo tre possibilità: accettare la resa e sborsare il prezzo richiesto, sguainare la spada ed affrontare il criminale o provare ad intimidirlo utilizzando frasi tipo “togliti di mezzo e avrai salva la vita”. Se l’intimidazione ha successo il bandito ci lascerà pasare indisturbati, diversamente sarà meglio prepararsi alla pugna. Francamente non ho ancora capito da cosa dipenda il nostro successo se si propendesse per la via delle parole; non essendoci un abilità oratoria da sviluppare, deduco che tali situazioni si decidano in maniera casuale.

Anche la natura ci è avversa nel mondo esterno: lupi, orsi, cinghiali, scorpioni e addirittura draghi sono pronti a rendere complicata la nostra esistenza. Per non parlare dei non-morti, ghouls e scheletri evocati dai negromanti nei cimiteri... la varietà di avversari certo non manca. Specialmente ai livelli più bassi le possibilità di rimetterci la pelle negli scontri sono molto elevate, anche considerando che quasi mai verremo attaccati da un singolo avversario, ma praticamente sempre da gruppi costituiti da minimo tre individui. La cosa migliore da fare fin quando non si raggiunge un livello sufficiente da garantirci un certo margine di sicurezza è spostarci utilizzando i portali di teletrasporto sparsi qua e là, portali che però, per essere attivati, devono essere sbloccati utilizzando un artefatto del quale verremo in possesso in una delle prime missioni, e quindi devono necessariamente essere raggiunti a piedi almeno una volta. Altro modo per spostarsi rapidamente è quello di utilizzare delle cavalcature, che permettono inoltre di causare danni aggiuntivi ai nemici a piedi qualora decidessimo di ingaggiarli in combattimento, e possono essere persino utilizzate come “inventario aggiuntivo” permettendoci cioè di caricare su di esse gli oggetti che recupereremo durante le nostre sortite.

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Il livello di esplorazione è molto elevato e non di rado ci si accorge di passare ore ed ore girovagando senza meta con il solo scopo di trovare qualche accampamento da razziare o qualche avversario particolarmente coriaceo da fare a pezzi. Peccato però per lo scarso numero di dungeons e caverne che potremo visitare, locazioni che tra l’altro non vantano neppure delle estensioni molto rilevanti riducendosi spesso a quattro o cinque stanze collegate fra loro. Un maggior sforzo in tal senso avrebbe portato certamente benefici aggiuntivi alla comunque divertente fase esplorativa.

Indiscutibilmente il cuore di un GDR è l’evoluzione del personaggio e la distribuzione dei punti esperienza acquisiti durante i combattimenti. In Two Worlds il sistema è gestito in maniera piuttosto classica: al raggiungimento di un nuovo livello di esperienza si guadagnano cinque punti esperienza utilizzabili per il miglioramento delle caratteristiche fisiche (forza, salute, agilità e spirito), più uno-due punti per il perfezionamento delle abilità. Di alcune di queste ultime disporremo sin dall’inizio del gioco, altre le acquisiremo invece più avanti a seconda del tipo di guerriero che decideremo di forgiare grazie all’aiuto degli istruttori che incontreremo nelle varie città. Aumentando una determinata abilità, aumenteremo percentualmente la sua efficacia, così se decideremo di migliorare la nostra abilità di scasso avremo una maggior percentuale di probabilità di forzare determinate serrature; se invece miglioreremo la nostra esperienza di cavallerizzi, infliggeremo danni maggiori quando combatteremo in sella al nostro destriero. Le abilità si dividono in attive e passive: le prime, quali ad esempio l’abilità di scagliare più frecce contemporaneamente, devono essere selezionate attraverso il tasto di selezione corrispondente, le altre sono invece sempre attive. Il numero di abilità disponibili non è elevatissimo, ma riesce a garantire comunque una sufficiente diversificazione tra i personaggi più “fisici”, quali guerrieri o arcieri, e quelli più “leggeri” come maghi o ladri.

Il sistema di combattimento è molto intuitivo e gli scontri paiono decisamente veloci e dinamici. Benchè durante la fase esplorativa si possa adottare una visuale in soggettiva, gli scontri avverranno sempre e comunque con un’inquadrature in terza persona. Il grilletto destro viene utilizzato per utilizzare l’arma primaria e premendolo ripetutamente si possono effettuare delle semplici ma potenti combo. Il grilletto sinistro attiva invecie gli attacchi o abilità speciali, che possono essere scelte rapidamente attravero la pressione della croce direzionale. I tasti dorsali destro e sinistro sono adibiti all’ utilizzo rispettivamente di pozioni del mana e della salute, così da non dover accedere di continuo all’ inventario, piuttosto mal organizzato in verità, dato che raggruppa tutte le tipologie di oggetti in un unica grande finestra. Gli altri tasti gestiscono i comandi di azione (per aprire porte o attivare congegni) di salto e la schivata, che fa compiere al personaggio un balzo all’ indietro. La parata è gestita autonomamente e le possibilità di successo di quest’azione dipende dalla nostra abilità nell’uso dello scudo.

La cosa che mi ha colpito maggiormente in Two Worlds è però l’enorme quantità di armi e armature diverse a nostra disposizione. Ce ne sono veramente moltissime, ognuna con le proprie caratteristiche difensive ed offensive. Le armi infliggono danni fisici che vengono divisi in tre categorie: danni da taglio, da penetrazione e da impatto. Alcuni nemici sono più sensibili a determinati attacchi e immuni ad altri. Gli scheletri ad esempio sono del tutto immuni ai colpi delle spade, i cui fendenti scivolano sulle loro ossa, ma sono decisamente fragili se attaccati con pesanti martelli da guerra. La scelta dell’arma giusa è quindi fondamentale e conviene sempre avere a disposizione nel proprio inventario strumenti offensivi di divero tipo. Le armature, oltre ad offrire anch’esse livelli di protezione differenti a seconda della tipologia d’attacco, possono offrire vantaggi aggiuntivi, come punti extra in determinate abilità o caratteristiche, ma possono anche recarci degli svantaggi: alcune impediscono ad esempio la possibilità di nuotare, o di combattere con due lame contemporaneamente. Un interessante sistema permette inoltre di fondere tra loro armi ed armature (a patto che siano identiche) per aumentarne il livello e di conseguenza l’efficacia. Molto coinvolgente anche il commercio: considerando il fatto che gli inventari dei mercanti vengono aggiornato in maniera casuale , ad ogni nostra visita in una città, da ogni negoziante potremo sciegliere tra un set di oggetti sempre nuovo e diverso.

Vero tallone d’achille del titolo è però la grafica. Il livello di dettaglio è molto basso e la qualità di strutture poligonali e texture lascia l’amaro in bocca. Gli effetti luminosi sono nulla più che sufficienti e il sistema d’illuminazione dinamica spesso non convince appieno. Anche alcune animazioni appaiono sfortunatamente troppo legnose ed innaturali, soprattutto nel caso delle cavalcature. Il motore grafico gestisce effetti atmosferici come pioggia, neve o nebbia ma anche in questo caso non si resta davvero a bocca aperta. L’aver risparmiato su tali aspetti tecnici ha però un vantaggio (una consolazione un po’ magra, a noi piacerebbe aver la botte piena e la moglie ubriaca), quello cioè di ridurre drasticamente i tempi di caricamento tra varie locazioni. Le attese sono infatti minime, il gioco si “pianta” per qualche brevissimo istante tra una regione e l’altra ma è subito pronto a ripartire, dando una piacevole sensazione di continuità. Anche quando si entra nei centri abitati i caricamenti (ma forse sarebbe più corretto definirli “rallentamenti”), sono molto rapidi. Gli unici veri momenti di stacco dal gioco si hanno nel momento di accesso ai dungeons, ma anche in questo caso le attese non durano più di qualche manciata di secondi. Le ambientazioni sono come detto molto variegate, così come anche gli stili architettonici delle varie città e le foreste, che ricoprono gran parte del territorio, sono caratterizzate da una fitta vegetazione.

Il sonoro è piuttosto buono. La colonna sonora epica è senza ombra di dubbio molto azzeccata e coinvolgente, e gli effetti sonori sono tutto sommato apprezzabili. Peccato che in alcune situazioni, come nel caso dei mercati delle città, dove molti personaggi parlano contemporaneamente, si possano verificare delle fastidiose interruzioni intermittenti dell’audio. Buono anche il doppiaggio, manco a dirlo in inglese (ma, almeno i sottotitoli in italiano ci sono).

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Sintetizzando, Two Worlds si dimostra un buon GDR, divertente, vasto e con alcuni tocchi molto interessanti. La meccanica di gioco non è certo da hard-core gamer e il gameplay strizza l’occhio anche a giocatori non espertissimi in giochi di ruolo, cosa che potrebbe non piacere ai puristi. La longevità è sicuramente molto elevata, aumentata anche da una modalità on-line che permette ai giocatori di creare il proprio personaggio e di sfidarsi in speciali arene. La grafica purtroppo non al passo con i tempi non permette però di fare di questo un titolo imperdibile, che rischia con ogni probabilità di essere acquistato solo dai super-appassionati del genere.
7.6

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i Le recensioni di MX esprimono il punto di vista degli autori sui titoli provati: nelle sezioni "Amore" ed "Odio" sono elencati gli aspetti positivi e negativi più rilevanti riscontrati nella prova del gioco, mentre il voto ed il commento conclusivo rispecchiano il giudizio complessivo del redattore sul titolo. Sono benvenuti i commenti e le discussioni tra chi è d'accordo o in disaccordo con tali giudizi, ma vi chiediamo di prendere atto del fatto che si tratta di valutazioni che non hanno pretesa di obiettività nè vogliono risultare vere per qualsiasi giocatore. La giusta chiave di lettura per le nostre recensioni sta nel comprendere le motivazioni alla base dei singoli giudizi e capire se possano essere applicate anche ai vostri gusti personali.
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