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Just Cause 4
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Recensione - Just Cause 4Xbox OneGame

Nonostante un considerevole numero di esplosioni e di leader nemici sgominati, l’ex-Membro dell’Agenzia Rico Rodriguez non sembra volersi concedere un attimo di tregua. Scopriamo insieme cosa lo aspetta in Just Cause 4, ambientato in una location completamente inedita: l’isola sudamericana di Solis.

Il Gioco

Dopo aver riportato la pace nell’arcipelago di Medici, sua terra natìa, Rico Rodriguez ha fatto perdere le proprie tracce. Spinto dalla volontà di scoprire qualcosa in più sulle circostanze che hanno portato alla morte di suo padre e sui misteriosi progetti ai quali stava lavorando, ha raggiunto segretamente l’isola di Solis in compagnia della fida Mira. Qui si imbatte nel progetto Illapa, nome in codice di una super-arma segreta capace di modificare il clima e generare fenomeni meteorologici estremi “a comando” gestita da Oscar Espinosa, dittatore di Solis e comandante delle forze paramilitari che occupano l’isola, conosciute come La Mano Nera. Dopo aver tentato, con scarsi risultati, di infiltrarsi in solitaria nel quartier generale dell’organizzazione, Rico incontra le forze di resistenza presenti nel paese, riunite sotto l’altisonante nome di “Armata del Caos” , e capisce di dover necessariamente collaborare con esse per raggiungere il suo scopo, contribuendo nel frattempo alla liberazione di Solis dall’oppressione del tiranno Espinosa. Da qui prende il via una storia che, nelle circa 15/20 ore necessarie per raggiungere i titoli di coda, vede il giocatore impegnato non solo a demolire pezzo per pezzo l’organizzazione della Mano Nera ma anche a scoprire qualcosa di più sul passato della sua famiglia e sul ruolo dell’Agenzia negli eventi che hanno scandito la vita del protagonista.

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Queste le basi narrative sulle quali si sviluppa Just Cause 4, l’ultima incarnazione della serie di titoli open world in terza persona creata dagli statunitensi Avalanche Studios. Un gioco che, proprio come i suoi predecessori, punta tutto sull’azione frenetica, lasciando alla narrazione un ruolo più marginale. Per progredire nella trama il giocatore deve prendere progressivamente il controllo delle 31 regioni che compongono gli oltre 1000 km2 di Solis, suddivise in 4 maxi-aree differenziate per ambientazione e condizioni climatiche, che spaziano dalle lussureggianti aree costiere a zone desertiche passando per regioni montuose ed agglomerati urbani di varie dimensioni. All’interno di ognuna di queste quattro zone è presente un laboratorio più o meno segreto nel quale sono custodite le informazioni sul progetto Illapa e dove vengono materialmente “create” tempeste di fulmini, tornado, tormente di sabbia e bufere di neve. Dopo aver liberato completamente una zona, Rico ed i suoi compagni possono quindi tentare l’assalto alla rispettiva struttura protetta attraverso una missione specifica, generalmente più lunga delle altre ed al termine della quale il protagonista avrà libero accesso alle varie tecnologie, così da poterle utilizzare liberamente nel corso dell’avventura.

MX Video - Just Cause 4

Per poter avanzare nel gioco Rico deve però necessariamente controllare le varie regioni di Solis, e può farlo in due modi: occupando particolari strutture, portando a termine delle missioni specifiche, o invadendo i territori dispiegando le Armate del Caos raccolte fino a quel momento, in modo simile a quanto accade nel gioco da tavolo Risiko. Armate che possono essere radunate occupando le regioni, completando le varie missioni secondarie o, più semplicemente, dando vita a spettacolari azioni di guerriglia, così da far aumentare la fiducia delle forze ribelli nei nostri confronti. Queste attività secondarie non servono però solo per progredire nella storia, ma permettono anche di migliorare l’attrezzatura a disposizione di Rico e di ampliare progressivamente l’arsenale ed il parco veicoli al quale ha accesso il protagonista.

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L’ex membro dell’Agenzia Rodriguez, oltre a saper maneggiare con disinvoltura qualunque tipologia di arma, può infatti contare su tre inseparabili gadget, ovvero il rampino, la tuta alare ed il paracadute. Gli ultimi due strumenti, utilizzabili senza limitazioni in qualunque situazione, permettono al protagonista di spostarsi con estrema libertà nel mondo di gioco e di sfruttare al meglio lo sviluppo verticale delle ambientazioni. Il rampino invece può essere sfruttato sia per raggiungere sporgenze apparentemente irraggiungibili sia per colpire gli avversari o agganciare tra di loro gli innumerevoli elementi, animati e non, presenti nel mondo di gioco. Questa capacità si accompagna poi alla possibilità di potenziare il fido gadget agganciando ai bersagli palloni sollevatori, riavvolgitori e booster di potenza differente, liberamente combinabili tra di loro e dotati di modifiche speciali che, una volta sbloccate completando gli incarichi assegnati da tre specifici personaggi, permettono, per esempio, di variare la velocità di sollevamento/riavvolgimento o di aggiungere effetti extra, come esplosioni o “strattoni” improvvisi.

Liberando le varie zone e migliorando il proprio rapporto con le forze ribelli, Rico ottiene inoltre la collaborazione di alcuni piloti, i quali possono essere contattati in qualunque momento per richiedere un trasferimento rapido verso uno degli innumerevoli punti di interesse presenti sulla mappa o per commissionare l’invio di armi o veicoli specifici, anch’essi sbloccati liberando le varie regioni o completando missioni, che vengono consegnati dopo pochi secondi nel punto richiesto tramite container. A completare l’offerta troviamo poi alcune side-quest ed una lunga serie di sfide extra, generalmente legate al completamento di alcune acrobazie specifiche a bordo di veicoli o con la tuta alare, che consentono di incrementare ulteriormente il rapporto con l’Armata del Caos e sbloccare nuovi elementi nel “catalogo” a disposizione del giocatore, composto complessivamente da ben 121 elementi differenti che includono armi di vario calibro e veicoli di ogni genere e dimensioni come pulmini, minicar, aerei militari, mezzi corazzati e navi da guerra.

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A sorreggere tecnicamente Just Cause 4 ci pensa l’ultima versione del motore proprietario APEX, che anche in questa occasione gestisce sia la parte grafica sia la complessa simulazione fisica alla base del titolo, della quale vi parlerò a breve. L’engine grafico, che sfrutta anche le capacità degli hardware più potenti in circolazione, mette in campo una risoluzione dinamica variabile tra i 4K nativi e i 1440p su Xbox One X ed i 900p e i 720p su Xbox One e One S, sempre a 30fps e con supporto alla tecnologia HDR dove disponibile. Nella norma il comparto audio, che come consuetudine del genere include una colonna sonora composta da numerosi brani di generi differenti affiancati ad una completa localizzazione in lingua italiana di testi e dialoghi.

Amore

Boooom baby!

- Non c’è niente da fare. Scatenare virtualmente il caos è sempre un’attività appagante, e farlo in un gioco dove tutti gli elementi, anche i cesti di vimini, hanno la tendenza a saltare fragorosamente in aria, è ancora più divertente. In un periodo nel quale gli open world sembrano moralmente obbligati a dover mantenere sempre una certa serietà, Just Cause 4 va in controtendenza e dà il suo meglio quando il giocatore decide di spegnere il cervello per lasciarsi trasportare solo ed esclusivamente dal suo lato più distruttivo all’interno di un mondo pensato e sviluppato proprio per dare spazio a questo tipo di approccio. Ogni struttura brulica infatti di elementi altamente esplosivi che, anche grazie alla bontà del motore fisico, reagiscono in modo incredibilmente convincente, innescando esplosioni a catena che scagliano in aria nemici ed oggetti, tra serbatoi di gas che schizzano in ogni direzione dopo essere stati colpiti e veicoli che saltano in aria in un tripudio di fiamme ed effetti particellari. Certo, a volte si ha la sensazione che alcuni effetti siano fin troppo eccessivi, ma dato che Just Cause 4 non ha la pretesa di essere un gioco realistico va assolutamente bene così!

Fisica al servizio del divertimento

- Da sempre la fisica rappresenta uno dei punti di forza della serie creata da Avalanche Studios e Just Cause 4 non è ovviamente da meno. L’ultima versione del motore APEX mette in mostra una gestione ancora più approfondita di questo aspetto, che coinvolge la quasi totalità degli elementi presenti nel gioco per dare vita ad un mondo estremamente interattivo. Gli sviluppatori però non si sono dati come obiettivo quello di creare una simulazione realistica a tutti i costi, ma bensì quello di trovare sempre il giusto compromesso tra coerenza, divertimento e spettacolarità. Il risultato è un titolo nel quale il protagonista può salire sul tetto di un veicolo per librarsi in volo con una combinazione di rampino e tuta alare, nel quale con poche pressioni dei tasti è possibile agganciare una nave ad una sfera piena di gas infiammabile per usarli contro i nemici e dove è possibile pilotare un aereo a reazione dentro un tornado ed uscirne praticamente incolumi dopo una breve discesa appesi da un paracadute. Poco credibile, lo ammetto, ma proprio per questo tremendamente divertente.

Il limite è solo la fantasia

- Fin dalla sua prima incarnazione, la serie di Just Cause ha dimostrato una predisposizione “genetica” per la filosofia sandbox e questo quarto capitolo, se possibile, sembra puntare ancora di più in quella direzione. L’introduzione di elementi climatici generati a comando, unita alle infinite combinazioni di accessori con i quali è possibile modificare gli effetti del rampino, permette a chi impugna il pad di trasformare in realtà tutto quello che gli passa per la testa. La sensazione, una volta superate la fasi introduttive e presa confidenza con il sistema di controllo, è quella di trovarsi all’interno di un enorme parco giochi nel quale dare libero sfogo alla propria creatività. Non importa se il vostro sogno è quello di infrangere il record mondiale di sollevatori posizionati su una singola mucca o quello di scoprire cosa succede se ci si lancia dentro una bufera di neve facendosi trainare da un serbatoio di gas impazzito. Just Cause 4 nasce proprio con la volontà di favorire questa tipologia di approccio e, così facendo, garantisce ai giocatori più fantasiosi un ventaglio di possibilità unico nel suo genere.

Clima ostile

- Pur senza brillare particolarmente dal punto di vista tecnico, Just Cause 4 riesce comunque a catturare l’attenzione del giocatore con momenti particolarmente spettacolari, che coincidono quasi sempre con la comparsa sullo schermo di uno degli eventi climatici estremi riprodotti nel gioco. Le tempeste di sabbia, così come quelle di neve, azzerano la visibilità, modificano l’ambiente e rendono praticamente impossibile utilizzare un paracadute mentre i fulmini ed i tornado sfruttano le capacità del motore fisico per trasformare radicalmente il mondo nel quale si muove il protagonista. Menzione d’onore proprio per i tornado, capaci di trasmettere visivamente e materialmente il loro potenziale distruttivo grazie ad una combinazione di effetti, grafici e fisici, di grande impatto.

Odio

IA praticamente assente

- Uno dei difetti principali di Just Cause 4 riguarda purtroppo l’intelligenza artificiale di nemici, i quali si limitano ad attaccare il protagonista frontalmente trasformandosi, di fatto, in carne da macello per le armi di Rico. Un comportamento davvero troppo ottuso, anche per un titolo di questo tipo, che il gioco tenta oltretutto di mascherare in modo maldestro, riversando sul giocatore un numero di avversari spropositato, specie nelle fasi più avanzate. Più o meno simile il comportamento dei compagni guidati dalla IA, che mettono costantemente in mostra una fastidiosa tendenza suicida accompagnata dalla totale incapacità di mettersi al riparo dagli attacchi nemici. Una mix di difetti che rende alcuni passaggi inutilmente frustranti e che, alla lunga, influisce sensibilmente sul divertimento.

Graficamente altalenante

- Nonostante un comparto grafico nella norma, capace di proporre al giocatore alcuni panorami spettacolari e di impreziosire ogni istante con mirabolanti esplosioni, Just Cause 4 presenta ancora troppe lacune dal punto di vista estetico. I modelli poligonali sono scarni, molte texture appaiono slavate, il livello di dettaglio spesso lascia a desiderare e le ambientazioni risultano fin da subito troppo simili tra loro, sia per quanto riguarda gli asset utilizzati sia per quanto riguarda il design. E’ ovvio che gli sviluppatori siano dovuti scendere a qualche compromesso visivo per garantire al titolo la giusta complessità del motore fisico senza compromettere la fluidità, ma onestamente sono sempre più convinto che la serie meriterebbe una maggiore attenzione anche da questo punto di vista.

Ripetitivo

- Che la struttura di base dei titoli open world sia più o meno sempre la stessa è un dato di fatto, così come lo sviluppo delle missioni o la progressione della storia. A fare la differenza è come tutti questi elementi vengono presentati al giocatore ed è proprio qui che Just Cause 4 non convince. Le missioni presenti nel gioco, ad esclusione delle quattro in cui il protagonista affronta i cataclismi generati dal progetto Illapa, sono praticamente tutte uguali. E quando dico uguali intendo identiche, sotto tutti i punti di vista. Introduzione, sviluppo, obiettivi, modalità di riuscita e via dicendo. Le differenze sono minime e, spesso, riguardano elementi che poco hanno a che fare con il gameplay. La stessa ripetitività affligge inoltre tutti gli aspetti del gioco, dal design degli ambienti ai modelli poligonali, passando per l’accompagnamento sonoro e le sfide secondarie. Un insieme di difetti che abbassa notevolmente la longevità del titolo, vero punto di forza del genere open world.

Trama fin troppo scontata

- Da Just Cause 4 nessuno si aspettava una sceneggiatura da Oscar, nemmeno il sottoscritto, ma anche in questo caso sembra che gli sviluppatori si siano limitati ad “adattare” una lunga serie di clichè senza impegnarsi più di tanto per rendere la storia un po’ meno banale del solito. I cattivi principali non si vedono praticamente mai, i colpi di scena si contano sulle dita di una mano e sono estremamente prevedibili, i dialoghi lasciano il tempo che trovano e non ci sono motivazioni valide che spingano il giocatore ad indagare sugli eventi o ad interessarsi un po’ di più al contesto nel quale si muove. Un vero peccato se si considera che la serie, episodio dopo episodio, è comunque riuscita a creare un proprio universo narrativo e che basterebbe davvero poco per valorizzarlo nel modo più corretto.

Ancora niente co-op

- Sembra incredibile che i ragazzi di Avalanche Studios non abbiano ancora deciso di integrare nella serie di Just Cause una modalità cooperativa, limitando il comparto online ad una serie di classifiche basate sui risultati ottenuti nel gioco. Considerata la natura goliardica del titolo ed il suo altissimo potenziale in termini di libertà creativa concessa al giocatore, sono convinto che una modalità per due o quattro partecipanti consentirebbe al titolo di andare ad occupare una porzione di mercato attualmente poco popolata e di imporsi con facilità come un punto di riferimento nel genere. Speriamo davvero che la casa di sviluppo prenda in considerazione questa opzione per il futuro.

Tiriamo le somme

Just Cause 4 prosegue sulla strada tracciata dai suoi predecessori, nel bene e nel male. Le potenzialità storiche della serie e le interessanti novità introdotte in questo capitolo si scontrano infatti con una realizzazione tecnica altalenante, con un gameplay fin troppo ripetitivo e con una generale superficialità. Il risultato è un titolo divertente e godibile sul breve periodo, soprattutto per i fan storici della saga, ma che non riesce a fare quel passo in più che gli permetterebbe di attirare nuovi fan o di coinvolgere i giocatori tanto a lungo da rimanere impresso nella loro memoria.
7.0

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L'autore

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Classe 1985 e cresciuto a pane, Commodore e Amiga, nel 1991 riceve il suo primo NES e da allora niente è più lo stesso. Attraversa tutte le generazioni di console tra platform, GDR, giochi di guida e FPS fino al 2004, quando approda su Xbox. Ancora oggi, a distanza di anni, vive consumato da questo sentimento dividendosi tra famiglia, lavoro, videogiochi, corsa, cinema e serie TV, nell’attesa che qualcuno scopra come rallentare il tempo per permettergli di dormire almeno un paio d’ore per notte.

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